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Premi a 5 milioni di lavoratori. Crescono i contratti di produttività

Nel 2024, i contratti attivi hanno raggiunto quota 18.963, con un incremento del 14,5% rispetto alla fine del 2023
Pubblicato il 4 Gennaio 2025

La diffusione dei premi di produttività continua a registrare una crescita significativa, confermandosi come uno degli strumenti principali per migliorare le retribuzioni dei lavoratori e incentivare la competitività delle imprese.



Nel 2024, i contratti attivi hanno raggiunto quota 18.963, con un incremento del 14,5% rispetto alla fine del 2023, beneficiando oltre 5 milioni di lavoratori. Questo dato, riportato dal Ministero del Lavoro nel suo rapporto del 16 dicembre, evidenzia un’adozione crescente grazie anche alla tassazione agevolata che ne aumenta l’attrattività.

Numeri e Tipologie di Contratti

Dal punto di vista quantitativo, i contratti aziendali rappresentano la quota predominante con 15.537 accordi attivi, mentre i contratti territoriali, pur essendo numericamente inferiori (3.426), hanno registrato una crescita annua più marcata (+26% rispetto al 2023), a fronte del +12,3% dei contratti aziendali. I contratti territoriali risultano particolarmente diffusi tra le piccole imprese prive di rappresentanza sindacale diretta, spesso siglati presso associazioni territoriali.

Il valore medio annuo del premio di produttività si attesta a 1.509,10 euro, con una differenza significativa tra i contratti aziendali (1.719,62 euro) e quelli territoriali (735,39 euro). Da sottolineare che fino al 31 dicembre 2024 è applicata un’aliquota ridotta del 5% sull’imposta sostitutiva, misura confermata dalla Manovra 2025 per il triennio 2025-2027.

Finalità e Obiettivi

Gli accordi attivi nel 2024 mirano a perseguire diversi obiettivi: 15.316 contratti puntano a incrementare la produttività, 12.041 la redditivà, 9.525 la qualità. Inoltre, cresce il peso delle misure di welfare aziendale (11.418 contratti) e di quelli che prevedono piani di partecipazione (1.721). Questa diversificazione dimostra come le imprese cerchino di coniugare obiettivi economici e benessere dei lavoratori.

Distribuzione Territoriale e Settoriale

La distribuzione geografica dei contratti evidenzia forti divari territoriali. Le regioni del Nord rappresentano il 74% dei contratti depositati, seguite dal Centro (17%) e dal Sud (9%). Questa disomogeneità riflette la struttura del sistema produttivo italiano, caratterizzato da una prevalenza di micro e piccole imprese, particolarmente concentrate nel Nord del Paese.

Rispetto alla dimensione aziendale, il 48% dei contratti è sottoscritto da imprese con meno di 50 dipendenti, il 37% da aziende con almeno 100 dipendenti e il restante 15% da imprese con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 99. Dal punto di vista settoriale, il 61% dei contratti riguarda il settore dei Servizi, il 38% l’Industria e solo l’1% l’Agricoltura.

Contrattazione di Prossimità

Parallelamente, si diffonde sempre più la contrattazione di prossimità, regolata dall’art. 8 del Dl 138/2011. Questo strumento consente alle imprese di adeguare le disposizioni legislative e contrattuali alle proprie esigenze organizzative. Al 16 dicembre 2024 sono stati depositati 3.056 contratti di prossimità, con una distribuzione territoriale diversificata: il 39% delle aziende si trova al Nord, il 15% al Centro e il 46% al Sud. Tra le regioni più attive figurano Lombardia, Veneto, Friuli, Piemonte ed Emilia-Romagna al Nord, Campania e Puglia al Sud, e Lazio al Centro. Anche qui prevale il settore dei Servizi (62%), seguito dall’Industria (37%) e dall’Agricoltura (1%).

L’evoluzione della contrattazione di produttività e di prossimità evidenzia come le imprese italiane stiano utilizzando sempre più strumenti flessibili per incrementare la competitività e migliorare il benessere dei propri lavoratori. Tuttavia, i divari territoriali e settoriali sottolineano la necessità di politiche mirate per garantire una diffusione più equa di queste opportunità.