A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di stipulare assicurazioni contro le calamità naturali, Confindustria solleva perplessità e chiede una proroga di almeno 90 giorni. Il decreto attuativo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 febbraio, impone alle aziende di sottoscrivere polizze contro eventi come alluvioni, frane e terremoti, ma secondo l’associazione imprenditoriale ci sono ancora molte incertezze che potrebbero tradursi in oneri pesanti per le imprese.
Il vicepresidente di Confindustria, Angelo Camilli, denuncia al Sole 24 Ore la mancanza di un confronto preventivo con il mondo produttivo: «Fino alla pubblicazione del decreto siamo rimasti all’oscuro del contenuto del provvedimento». Secondo Camilli, l’obbligo di assicurazione comporterà maggiori costi per le imprese, senza che vi sia un adeguato impegno statale nella prevenzione: «Se non si investe nella sicurezza del territorio, questa norma rischia di trasformarsi in una tassa aggiuntiva senza risolvere il problema».
Il principale timore riguarda il costo dei premi assicurativi, che potrebbe essere molto elevato, soprattutto per le aziende situate in aree a maggiore rischio. «Non abbiamo idea di quale entità saranno i premi. Le prime aziende che stipuleranno le polizze dal primo aprile rischiano di pagare cifre esorbitanti, anche decine di migliaia di euro», avverte Camilli. Inoltre, le compagnie assicurative potrebbero imporre costosi investimenti per la mitigazione del rischio, aggravando ulteriormente la situazione economica delle imprese.
Confindustria ha richiesto al Ministero delle Imprese chiarimenti su diversi punti, tra cui il livello dei premi assicurativi, la contrattualistica e le eventuali misure di sostegno per gli investimenti in sicurezza. Tra le principali preoccupazioni, vi è anche il rischio che le aziende prive di copertura possano essere escluse da incentivi e agevolazioni pubbliche. Camilli precisa: «Abbiamo chiesto che almeno le agevolazioni fiscali e contributive non vengano toccate, ma il decreto non lo chiarisce».
Un altro aspetto critico riguarda l’impatto sull’accesso al credito. Camilli mette in guardia sugli effetti potenzialmente devastanti di un’eventuale restrizione per le imprese non assicurate: «Non possiamo permettere che dal primo aprile vengano messi in discussione gli incentivi in essere e le garanzie sui prestiti. Sarebbe insostenibile per il nostro sistema produttivo».
Per evitare una penalizzazione eccessiva delle aziende, Confindustria propone che il gettito fiscale derivante dalle polizze venga destinato a interventi di messa in sicurezza del territorio, riducendo il peso economico sulle imprese. Il rischio, avverte Camilli, è che in assenza di investimenti in prevenzione, le aziende possano spostarsi altrove, causando una desertificazione industriale nelle zone più esposte ai disastri naturali.
Nonostante le perplessità, Confindustria riconosce la necessità di un sistema di mutualità, che dovrebbe consentire, nel tempo, una riduzione dei premi assicurativi. Tuttavia, senza chiarimenti immediati, il rischio è che le imprese si trovino di fronte a oneri insostenibili senza alcuna certezza sui costi e sui benefici della misura.