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Pesca, la cassa integrazione per il fermo sempre più in ritardo e da quest’anno non sarà per tutti

Esclusi gli armatori lavoratori. Rifondazione: "Una decisione che ostacolerà la ripresa del settore". Pallesca: "Stanno lasciando le famiglie senza soldi e lavoro"
Pubblicato il 4 Agosto 2016

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Anche quest’anno la marineria lamenta il mancato pagamento della cassa integrazione in deroga del fermo del 2015. Ritorna insomma l’incubo vissuto lo scorso anno quando, per ottenere il saldo del 2014 i marittimi sono stati costretti a fare una analoga comunicazione minacciando una pacifica rivolta nei confronti dell’Inps di Ascoli.

“Ci si deve comportare allo stesso modo anche questa volta – si chiede Giuseppe Pallesca presidente della Cooperativa Pescatori Progresso -. Siamo già in agosto e nessuno ancora risulterebbe aver ricevuto il contributo. E’ anche periodo di vacanza e certamente gli impiegati degli uffici andranno in ferie e quindi da conti fatti i pescatori potranno forse ottenere la cassa integrazione entro il mese di ottobre. Il che significa che i marittimi rimarranno senza sostentamento per soddisfare le esigenze delle loro famiglie per oltre tre mesi. Uno per il mancato pagamento della cassa integrazione del 2015 e due per la mancanza dello stipendio dei 45 giorni del fermo pesca 2016 – inizio 16 agosto prossimo; tre per l’attesa della ripresa della pesca in modo che l’armatore possa vendere il pescato e poter pagare gli stipendi agli equipaggi”.

Pallesca parla di una situazione anormale: “Come si fa a lasciare una famiglia senza soldi per tre mesi e che non potrà soddisfare le proprie esigenze, le più elementari e necessarie? Chiediamo quindi all’Inps di voler elargire la cassa integrazione, prima delle ferie per evitare ulteriori lungaggini”.

Ma c’è anche il problema degli armatori lavoratori che, quest’anno, non percepiranno la cassa integrazione in deroga dal momento che il provvedimento ha eliminato il riconoscimento di quel fondo a chi, pur lavorando a bordo del natante ne è anche il proprietario. E sull’argomento è intervenuto il circolo cittadino di Rifondazione Comunista.

“Esprimiamo solidarietà alla marineria sambenedettese per le vicissitudini legate alla questione del fermo biologico – spiega dal direttivo il segretario Gabriele Marcozzi -. Come se non bastasse bloccare l’attività di pesca in piena stagione turistica senza benefici in materia di tutela marina, si paventa un ulteriore scure che non potrà che peggiorare la già precaria condizione del settore ittico. La possibilità di non poter accedere ai fondi della cassa integrazione per quei lavoratori autonomi, ossia armatori grandi e non durante il periodo di fermo obbligato per le imbarcazioni a strascico a partire dal 16 agosto. Una decisione che a detta del circolo non farà che ostacolare la ripresa del settore pesca già messa a dura prova dalle decisioni legate alla Fossa di Pomo soprattutto per quei numerosi pescatori titolari della propria licenza. Un ulteriore provvedimento a favore delle multinazionali, e a sfavore di chi vive del proprio lavoro”.







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