La meccanica e la moda, due pilastri storici del manifatturiero italiano, stanno vivendo un periodo di forte difficoltà. Il settore della meccanica, fortemente legato all’automotive, subisce il peso della crisi dell’industria dell’auto, mentre il tessile-abbigliamento sconta il calo della domanda di lusso a livello globale.
I numeri dell’ultima rilevazione Istat analizzati dal Sole 24 Ore, sono impietosi: nel dicembre 2024 tutti i 13 macrosettori industriali hanno registrato un calo produttivo, con otto comparti in perdita di oltre il 5%.
Il settore auto è il più colpito: la produzione è crollata da 542mila vetture nel 2023 a 310mila nel 2024, un livello che non si vedeva dal 1957. Questo ha avuto un effetto a catena sulla componentistica, che a dicembre ha registrato un calo del 33%, mentre le lavorazioni meccaniche hanno perso il 32%. Anche i prodotti in metallo hanno subito flessioni tra il 15 e il 20%, mentre il settore dei macchinari è sceso di quasi dieci punti. Le macchine utensili e i trattori, in particolare, hanno visto cali superiori al 20% e 28%, rispettivamente, a causa della debolezza degli investimenti globali.
La moda non se la passa meglio: il comparto del tessile-abbigliamento ha registrato nel 2024 un calo di oltre il 10%, con un’ulteriore frenata a dicembre (-18,3%). Ancora peggio per borse, calzature e articoli in pelle, che hanno visto una contrazione di oltre il 20%. A pesare è soprattutto la riduzione della domanda di lusso, che ha causato una perdita di quasi tre miliardi di export nell’ultimo anno.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha puntato il dito contro le politiche dell’Unione Europea: «L’epicentro della crisi è nel settore delle auto, che trascina con sé anche coloro che producono per l’auto, quindi siderurgia, chimica, oltre che le industrie energivore. La crisi dell’auto determinata dalle follie del Green Deal ha portato alla crisi dell’auto italiana e di conseguenza a questi dati di crisi industriale».
Se quasi tutti i settori sono in difficoltà, con l’unica eccezione dell’alimentare (+1,8%), c’è un comparto che va in controtendenza: la produzione di armi e munizioni è più che raddoppiata rispetto a dicembre 2023. Un segno dei tempi che desta più di una riflessione.