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L’inflazione torna al 2%, spinta dai rincari energetici e alimentari

La risalita si deve all’aumento dei prezzi energetici e alimentari. Confcommercio: «Movimento fisiologico, nessuna preoccupazione»
Pubblicato il 1 Aprile 2025



Dopo sei mesi consecutivi sotto la soglia del 2%, a marzo 2025 l’inflazione torna su quel livello, per effetto soprattutto dei rincari nel comparto energetico e alimentare. A comunicarlo è l’Istat, che nella stima preliminare segnala una crescita dell’indice dei prezzi al consumo del +2,0% su base annua, rispetto al +1,6% registrato a febbraio. Su base mensile, invece, l’incremento è stato dello 0,4%.

Secondo l’Istat, questa dinamica è legata principalmente alle componenti più volatili del paniere, in particolare ai beni energetici, che registrano un’impennata tendenziale del +3,2%, contro lo +0,6% del mese precedente. A trainare sono soprattutto gli energetici non regolamentati, passati da -1,9% a +1,3%, e gli alimentari non lavorati, saliti al +3,3% dal +2,9%.

L’inflazione di fondo – che esclude energia e alimentari freschi – rimane stabile al +1,7%, confermando una dinamica più contenuta per le componenti strutturali.

Il “carrello della spesa”, cioè i prodotti alimentari e quelli per la cura della casa e della persona, registra un lieve aumento, portandosi a +2,1% su base annua, rispetto al +2,0% di febbraio. Tra gli altri fattori che contribuiscono all’accelerazione inflazionistica ci sono i tabacchi, in crescita dal +4,1% al +4,6%, e i servizi legati alle comunicazioni (da +0,5% a +0,8%), oltre a quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,1% a +3,3%).

Un lieve freno arriva invece dagli energetici regolamentati, che rallentano dal +31,4% al +27,3%, e dai servizi legati ai trasporti (da +1,9% a +1,6%). La crescita dei prezzi dei beni nel complesso si rafforza, passando da +1,1% a +1,7%, mentre i servizi rimangono fermi al +2,4%. Si riduce così il differenziale tra i due comparti, scendendo da +1,3 a +0,7 punti percentuali.

A livello congiunturale, l’aumento dell’indice è spinto in particolare dai rincari degli energetici non regolamentati e dei trasporti (entrambi +1,2%), oltre che da tabacchi e servizi ricreativi (+0,5%), mentre calano gli alimentari non lavorati (-0,4%) e gli energetici regolamentati (-2,4%).

Infine, l’inflazione acquisita per il 2025 si attesta al +1,4% per l’indice generale e al +0,9% per la componente di fondo. L’indice armonizzato IPCA mostra una crescita annua del +2,1% e mensile del +1,6%, complice la fine dei saldi stagionali.

«Il rialzo superiore alle nostre attese, rientra tra i movimenti fisiologici e non desta particolari preoccupazioni sulle prospettive a breve dell’inflazione» è il commento di Confcommercio.