Sul Sole 24 Ore, il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, e il presidente di Confindustria Ancona, Diego Mingarelli, hanno tracciato un’analisi approfondita sullo stato dell’economia marchigiana e sulle sfide che il territorio deve affrontare per rimanere competitivo. Nel loro intervento, hanno evidenziato come le Marche siano «una terra di manifattura diffusa, dove l’arte del “saper fare” si tramanda di generazione in generazione».
La regione vanta «un’incidenza di 10,8 aziende ogni 1.000 abitanti», con una forte presenza di piccole e medie imprese a conduzione familiare. Questo modello economico, se da un lato ha garantito stabilità e identità al territorio, dall’altro si trova oggi a dover fronteggiare criticità legate alla fuga di talenti e al passaggio generazionale nelle aziende. Gregori e Mingarelli sottolineano infatti che «negli ultimi dieci anni, le Marche hanno perso oltre 4mila giovani laureati: metà si sono trasferiti in altre regioni italiane, l’altra metà all’estero».
Per contrastare questo fenomeno e garantire un futuro sostenibile alle imprese marchigiane, i due autori propongono una strategia basata sulla formazione e sull’innovazione. «Abbiamo avviato la “rivoluzione delle competenze”, con l’obiettivo di riconoscere il family business come disciplina di studio presso l’Università Politecnica delle Marche», spiegano, evidenziando l’importanza di fornire strumenti adeguati alle nuove generazioni per gestire il passaggio di testimone all’interno delle imprese familiari.
Il tema della governance aziendale emerge come uno degli aspetti più critici, con dati che dimostrano la necessità di un cambio di rotta: «Solo il 16,6% delle imprese marchigiane ha nel proprio Cda almeno un membro under 40». La nuova cattedra dedicata al family business avrà il compito di colmare questa lacuna, offrendo percorsi formativi mirati, case study, business game e opportunità di mentorship per favorire la continuità aziendale e contrastare il rischio di delocalizzazione.
Secondo Gregori e Mingarelli, l’obiettivo deve essere quello di rendere le Marche un luogo in cui i giovani possano immaginare il proprio futuro senza dover necessariamente emigrare. «La vera sfida, quindi, non è solo attrarre nuove imprese, ma trasformare le Marche in un ambiente in cui giovani e talenti possano costruire il proprio futuro». Un traguardo ambizioso, ma necessario per garantire la competitività del territorio e il mantenimento di una tradizione manifatturiera che ha fatto delle Marche un’eccellenza riconosciuta.