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Confindustria, parla Ferraioli: “Piceno Consind? Siamo l’unica provincia ad avere un consorzio di “De-industrializzazione”

Il presidente provinciale degli industriali dopo le parole di Agostini: "Sull'operazione Ciip - Sato ho espressamente detto di non voler entrare nel merito della vicenda"
Pubblicato il 26 Luglio 2024

ASCOLI PICENO. Continua a dividere gli animi politici e non solo la vicenda Ciip – Sato, ma non solo quella. Dopo il botta e risposta tra il presidente provinciale del Pd Pulcini e la presidente Ciancaleoni, nei giorni scorsi sono arrivate anche le dichiarazioni di Luciano Agostini che ha tirato in ballo il presidente dei Confindustria Ascoli Simone Ferraioli accusandolo di aver avallato “l’operazione Sato”. A parlare è proprio il presidente Ferraioli che spiega come i riflettori vadano accesi sulla situazione debitoria di Piceno Consind.

Presidente ha letto quelle affermazioni?

Si, e tengo a precisare che non ho mai detto nulla riguardo all’operazione Ciip-Sato, anzi ho espressamente detto che non entravo nel merito della vicenda ma che appariva curiosa questa grande preoccupazione verso la Ciip da parte degli stessi soci che continuano poi ad approvare il bilancio del Piceno Consind, atteso che la situazione tra le due società è paragonabile a quella che c’è tra una nazione in cosiddetta tripla AAA e una in default. Ed appunto trattandosi di soldi pubblici mi auguravo la medesima attenzione mostrata sulla vicenda Ciip-Sato alla prossima assemblea di approvazione bilancio Consind, o meglio ancora da parte della Corte dei Conti.

Quindi tutto nascerebbe dalla vostra opposizione all’operato del Consind?

Come Presidente della Associazione degli Industriali non posso che continuare a porre l’attenzione sulla vicenda, visto che abbiamo ben presente, a differenza del resto della comunità, cosa significhi dover continuare a sostenere economicamente questo carrozzone. Perché chi effettua interventi di ristrutturazione in area Consind, su capannoni o uffici, oltre al costo degli interventi deve corrispondere al Consind delle somme al mq che non sarebbero dovute se l’intervento fosse effettuato in una qualsiasi altra area del nostro territorio.

Questo comporta però maggiori servizi.

Assolutamente no. Ed anzi è il motivo per cui diversi imprenditori hanno rinunciato ad ampliamenti, alcuni addirittura hanno comprato strutture sulla sponda abruzzese. È il motivo per cui un colosso nazionale ha pronto un piano industriale rilevante per la nostra vallata ma non ritiene opportuno metterlo in atto fino a quando ci sarà questa sorta di gabella da corrispondere. Oltre al fatto che deve recuperare dallo stesso Consind qualche decina di milioni di euro.

Quindi accetta la sfida lanciata per un confronto sul tema?

Sono pronto a qualunque confronto pubblico o privato, così come lo sono diversi associati sul tema, mi sembra però ridicolo continuare a nascondersi dietro al fatto che questi debiti abbiano una certa origine e per cui dovrebbero avere una giustificazione particolare.

Una situazione secondo voi irrecuperabile.

Faccia lei due conti. I debiti sono oltre 40 milioni, il fatturato annuo è ridotto ai minimi termini, forse non si arriva a 2 milioni, e ciò non consente alcun piano di risanamento. Non ha più alcuna importanza il perché siano stati accumulati, sono le stesse sterili osservazioni fatte a mezzo stampa dal presidente del Consind. I debiti ci sono e vanno pagati. Sappiamo che ormai i creditori hanno attivato procedure esecutive su tutti i beni del consorzio, conti correnti compresi. Cosa aspettiamo a commissariarlo? O solo per gli imprenditori valgono Codice Civile e crisi d’impresa? L’unica provincia delle Marche che ancora si ostina ad avere un consorzio di “De-industrializzazione” è questa, e a proposito di confronti pubblici, tanto per cominciare, vorrei che qualcuno ci spiegasse il perché.