Nei momenti di crisi economica, qual è il fattore che più di tutti può portare un Paese alla sua rinascita? Naturalmente l’export: una fonte di redditività che basa il suo successo sull’apprezzamento dei prodotti locali all’estero. Qui l’Italia è “fortunata”: non solo il Made in Italy è da sempre molto stimato presso i lidi esteri, ma va anche di moda in questo periodo. Non a caso, l’export italiano ha registrato un aumento del +8,2% nel 2017 in direzione dei paesi extra europei, mentre le esportazioni in zona EU sono cresciute del +6,7%. Questo significa che è arrivato il momento di investire sulle risorse nostrane.
Quali sono i settori che trainano l’export italiano?
I settori della farmaceutica, della chimica, della botanica, dell’automotive, dell’alimentare e della metallurgia sono quelli che risultano essere più apprezzati all’estero: anche il manifatturiero, stando ai dati Istat, è un settore molto forte quando si parla di export. Per chi è ancora in dubbio, dunque, ecco il consiglio: lanciarsi subito nel mondo dell’imprenditoria, dato che è arrivato il momento di aprire una start up soprattutto se operante in questi settori. L’obiettivo? Cavalcare l’onda del Made in Italy per farla crescere e, un giorno, lanciarla anche verso i mercati esteri.
Primi passi per aprire una start up
I passaggi per aprire una start up sono numerosi e mai scontati, considerando l’importanza dell’iter burocratico, l’allestimento degli spazi, e naturalmente la fase di promozione dei propri servizi o prodotti. Qual è il primo step da compiere, dunque? Intanto partire da un’idea ben definita e dalla sua concretizzazione, magari realizzando un prototipo da sottoporre ai soggetti finanziatori. Poi, bisogna valutare il mercato per comprendere quale nicchia di pubblico raggiungere, e se ci sono le opportunità per soddisfare anche i mercati internazionali. Per quanto riguarda l’allestimento della sede, bisogna provvedere alle dotazioni di computer e alla connessione Internet. Nel secondo caso si può approfittare di una delle tante offerte di internet in adsl disponibili per la partita iva come queste, che consentono di contare su una connessione solida a prezzi equilibrati. Prima, però, bisogna rispondere agli impegni burocratici imposti dal nostro Paese: dopo aver aperto la partita iva, si deve effettuare l’iscrizione al registro delle imprese, cosa che può essere fatta anche senza un notaio (ma non senza un commercialista).
Finanziamenti e business plan
Ovviamente un peso importante lo occupano i finanziamenti: per avviare una start up è necessario reperirli, e ciò può avvenire sfruttando gli incentivi statali o la presenza di sponsor, partner e investitori. Per ottenere questi finanziamenti, conviene sempre partire non solo dal già citato prototipo, ma anche dalla presenza di un business plan: per redigerlo in modo convincente, serve riportare una stima dei costi e una previsione relativa alla futura produzione di utili, oltre ad una serie di dati sul mercato di riferimento.