SAN BENEDETTO DEL TRONTO. La vicenda della donna che ha aggredito l’ex compagno e tentato di dargli fuoco, sta suscitando numerose reazioni sul tema della violenza di genere, e la psicoterapeuta Antonella Baiocchi ha offerto il suo commento professionale sulla questione.
Baiocchi, autrice del saggio La violenza non ha sesso (Alpes Italia, 2019), da anni si batte per far comprendere che la violenza relazionale e domestica non può essere associata esclusivamente al genere maschile, ma coinvolge tutte le persone, indipendentemente dal sesso.
Secondo la dottoressa, la cultura italiana della violenza è inquinata da un politicamente corretto che associa la violenza al genere maschile, considerandola unidirezionale, cioè sempre perpetrata dall’uomo verso la donna.
“In realtà ,” afferma Baiocchi, “la violenza è bidirezionale: vittime e carnefici possono essere sia uomini che donne, e il genere della vittima o dell’aggressore è solo un fattore contingente.” Questo caso, sottolinea la psicoterapeuta, è un chiaro esempio di come le donne possano essere autrici di comportamenti violenti, un aspetto troppo spesso ignorato nel dibattito pubblico.
Baiocchi evidenzia inoltre che la matrice della violenza non risiede nel genere, ma in una cultura tossica diffusa all’interno delle famiglie e della società . “Si tratta di un ‘analfabetismo psicologico-relazionale’ che impedisce alle persone di gestire le divergenze relazionali in modo rispettoso. Le persone finiscono per imporre la propria ‘verità ’ sugli altri, prevaricando chi si trova in una posizione di vulnerabilità .” Questo tipo di dinamica, spiega la dottoressa, riguarda tanto gli uomini quanto le donne.
Un aspetto centrale del suo intervento è la critica alla gestione unidirezionale del fenomeno della violenza da parte delle istituzioni italiane. “I Centri Antiviolenza accolgono solo le donne, il numero 1522 risponde solo alle richieste di aiuto delle donne,” denuncia Baiocchi.
Questo, a suo avviso, crea una discriminazione verso le vittime maschili e gli individui LGBT che subiscono violenza affettiva, che rimangono spesso senza supporto adeguato. L’accanimento giudiziario contro gli uomini, in particolare nei casi di separazione, e il privilegio riservato alle donne, sono altre problematiche che, secondo la psicoterapeuta, necessitano di un riequilibrio.
Inoltre, Baiocchi mette in luce un’altra importante criticità : l’assenza di centri di riabilitazione per le donne violente. “Lo Stato prevede solo strutture rieducative per gli uomini maltrattanti, ignorando che anche le donne possono necessitare di percorsi di riabilitazione.” Per colmare questa lacuna, la dottoressa ha aperto a San Benedetto del Tronto il primo centro rieducativo per donne maltrattanti, un progetto innovativo che sta attirando pazienti da tutta Italia.
In conclusione, Baiocchi insiste su una visione inclusiva della violenza, che riconosca tutte le vittime e tutti i carnefici, indipendentemente dal genere. “Finché non si comprenderà che la violenza è bidirezionale e culturale, e non esclusivamente maschile, continueremo ad avere conseguenze gravose per la nostra società ,” avverte la psicoterapeuta, evidenziando che è fondamentale abbandonare la visione unidirezionale del problema se si vuole davvero combattere la violenza in tutte le sue forme.