SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Un pubblico numeroso ha affollato il piano terra della Biblioteca Comunale per rendere omaggio a Gabriele Cavezzi, a quattro anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 22 febbraio 2021. Il ricordo dello storico, figura di spicco nella ricerca sulle vicende locali, è ancora vivo nella memoria della cittadinanza, che ha voluto celebrare il suo impegno nella diffusione della conoscenza delle radici della Civiltà Marinara e della trasformazione di San Benedetto del Tronto nel corso del tempo.
L’incontro si è aperto con il saluto della direttrice della biblioteca, Roberta Spinelli, che ha avanzato la proposta di intitolare un luogo della città in memoria di Cavezzi. Successivamente, Barbara Domini ha illustrato il valore del patrimonio delle opere dello storico conservato in biblioteca, mentre Giuseppe Merlini ha ricostruito, attraverso immagini commentate, il percorso di studioso di Cavezzi. Gino Troli, invece, ha messo in luce l’importanza della rivista CYMBAS, punto di riferimento per gli storici dell’Adriatico, e il contributo di Cavezzi alla testata del Circolo dei Sambenedettesi, Lu Campanò.
L’evento è stato arricchito dalla lettura dei suoi testi poetici dialettali, eseguita da Giancarlo Brandimarti, un momento di particolare intensità emotiva. Il sindaco Antonio Spazzafumo, presente per tutta la durata della cerimonia, ha sottolineato il ruolo centrale che Cavezzi ha avuto per San Benedetto, contribuendo alla costruzione di una forte identità cittadina.
L’incontro ha assunto un valore ancora più significativo grazie alla partecipazione dei figli di Cavezzi, Attilio, Paola e Stefano. Proprio Stefano, con un toccante intervento, ha ricordato le doti umane e l’impegno sportivo del padre, suscitando emozione tra i presenti.
Infine, si è discusso della proposta avanzata dal Circolo dei Sambenedettesi: raccogliere in una pubblicazione unitaria le numerose opere di Gabriele Cavezzi, oggi disperse. Un progetto che molti hanno ritenuto necessario e meritevole di sostegno, affinché il suo straordinario lavoro di ricerca non vada disperso, ma rimanga patrimonio condiviso della comunità.