SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Nel punto esatto in cui Amir Benkharbouch, 24 anni, è spirato sul lungomare nord di San Benedetto del Tronto, qualcuno ha deposto un mazzo di fiori e acceso un lumino. Un gesto silenzioso, quasi anonimo, ma che rompe la freddezza di giorni segnati da polemiche, accuse, commenti feroci. Un gesto di pietà, l’unico, finora, dedicato pubblicamente al ragazzo morto all’alba di domenica scorsa.
Nel frattempo, nella giornata di ieri è stata eseguita l’autopsia sul corpo del giovane, disposta dalla Procura di Ascoli Piceno. Ai periti è stato chiesto di chiarire la causa del decesso, accertare con quale arma sia stato inferto il colpo mortale e stabilire se la stessa arma abbia anche ferito D.S., il giovane di Grottammare attualmente ricoverato all’ospedale Torrette di Ancona.
Un altro punto dell’incarico peritale riguarda invece le ferite riportate da H.N., per capire se siano state provocate da una mannaia, una delle armi sequestrate nell’auto coinvolta nella vicenda.
Per avere risposte certe servirà tempo. Le analisi autoptiche e tecniche ora sono affidate agli specialisti incaricati, mentre le indagini proseguono nel tentativo di ricostruire con precisione ruoli e responsabilità all’interno di uno scontro che ha coinvolto più persone e si è consumato in pochi minuti di violenza brutale.
In attesa di verità, quel lumino acceso sul marciapiede rimane il primo segno tangibile di umanità lasciato nel luogo dove Amir si è accasciato, colpito a morte in una notte che la città non dimenticherà facilmente.