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Strada Brancadoro, Sideralba ha chiesto l’accesso agli atti. Barlocci: “Già nel 1938 Onorati definiva quel percorso pubblico”

Consiglio comunale aperto accesissimo. Barlocci: "La pubblica amministrazione avrebbe dovuto non accettare la Scia. Quest’amministrazione non ha difeso nessuno". Spadoni: "Il Comune doveva acquistare quell'area"
Pubblicato il 22 Febbraio 2025

di Massimo Falcioni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. «La strada non si può chiudere e deve essere lasciata aperta». Lo afferma il dirigente all’urbanistica Giorgio Giantomassi in apertura del consiglio comunale aperto, chiamato a discutere della questione riguardante il sentiero che collega la Statale 16 allo stadio Riviera delle Palme.


Il nodo cruciale è, come anticipato da La Nuova Riviera nei giorni scorsi, un documento risalente a ventuno anni fa e rimasto fino ad ora sotto traccia, ovvero una delibera della giunta Martinelli che certificava come quel percorso rientrasse tra le «strade vicinali di uso pubblico».

«Ora subentrerà il contraddittorio – informa Giantomassi – dovremo esibire tutta la documentazione a disposizione. Nel frattempo è arrivata la richiesta di accesso agli atti per conto della Sideralba».

Inevitabile lo scontro politico, con l’opposizione che va subito all’attacco dell’amministrazione: «Non avevamo mica bisogno di quella delibera», tuona Luciana Barlocci. «Quella strada è sempre stata ad uso pubblico e il codice civile dice chiaramente che le strade usate da una moltitudine di persone da tempo immemore sono di utilizzo pubblico. La pubblica amministrazione avrebbe dovuto non accettare la Scia. Strano che nessuno se ne sia accorto, quel percorso è conosciuto da tutti i cittadini. Spazzafumo avrebbe dovuto agire d’imperio procedere con gli atti amministrativi. Non servivano i tribunali».

La consigliera comunale, che ha portato alla luce la vicenda, si toglie ulteriori sassolini dalle scarpe: «Il compito spettava all’ente, invece sono stata definita molesta. Quest’amministrazione non ha difeso nessuno e siamo arrivati a revocare la Scia perché è spuntata una delibera. Questo è il modo di comportarsi?». Quindi l’ulteriore colpo di scena: «Già nel 1938 l’ingegner Onorati considerava la strada pubblica. L’atto è depositato all’archivio storico di Palazzo Piacentini».

A puntare il dito contro Spazafumo è pure l’ex assessore Luca Spadoni: «Se il sindaco avesse tenuto fede alle sue promesse in campagna elettorale non ci sarebbe stato tutto questo, perché disse che l’area Brancadoro si sarebbe potuta acquistare. Non è stato fatto, è stato un errore storico. Non occorreva un documento del 2004 per scoprire che l’utilizzo di quel tratto è pubblico. Ci si passa da quando ero piccolo. Il problema sta nell’atteggiamento del Comune verso il privato. L’area Brancadoro è la più importante della città, un polmone verde. Questa consapevolezza la pretenderemmo da un sindaco».

Annalisa Marchegiani fa notare come la partita non sia chiusa, in quanto «il privato vorrà giustamente dire la sua. L’esito di questa tutta vicenda – osserva l’esponente del gruppo misto – non è per niente scontato, viste le premesse. Siamo all’ennesimo pasticcio di un’amministrazione forte con i deboli e debole con i forti. E’ una figuraccia».

Ironico Daniele Primavera di Nos: «Questa amministrazione è stata in grado di rivalutare la giunta Martinelli, che era caduta proprio sull’urbanistica. La sostanza politica è che non è possibile che nessuno di voi sapesse che quella  era una strada pubblica. Nessuno ci crede. Qualcuno ve lo avrà detto e, se così è stato, sareste dovuti intervenire».