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Santa Gemma, lo storico istituto continua il suo percorso di crescita. “Mamme e bambini qui trovano amore e accoglienza”

Ora si è al lavoro per la realizzazione di due case di sgancio per le donne e per i ragazzi che diventano maggiorenni
Pubblicato il 18 Luglio 2022

La casa famiglia Santa Gemma Galgani, storica istituzione sambenedettese, dopo anni di sofferenze e difficoltà torna ad essere un punto di riferimento per la comunità grazie ad un progetto di rilancio sostenibile che la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno ha avviato nel 2018 garantendone la piena operatività e ponendo le premesse per il risanamento dei dati di bilancio.

Nata nel 1940, ormai oltre ottant’anni fa, dallo slancio di un giovane sacerdote, Francesco Vittorio Massetti, la struttura aveva terminato la propria operatività nel 2015. Grazie all’interessamento del Vescovo Carlo Bresciani fu intrapreso un percorso di responsabilizzazione della compagine sociale e amministrativa della cooperativa Casa Famiglia Santa Gemma Galgani, che permise l’ingresso di nuovi soci e il totale rinnovamento del Consiglio di Amministrazione.

“Questa – spiega il presidente della Fondazione Carisap Mario Tassi – è una struttura dalla grande reputazione sociale che era in difficoltà. La Fondazione è riuscita a creare una commistione di valenze, conoscenze e competenze, a risollvera questa realtà creando una cosa bellissima ed è un grandissimo onore, per me, poter rappresentare quello che è stato fatto”.

La Fondazione, consapevole dell’importanza dell’istituzione per la comunità locale, nel triennio 2017 – 2019, ha sostenuto il progetto di riapertura e ristrutturazione della Casa, costruendo una rete operativa e rendendo disponibili 500mila euro per permetterne il rilancio. Nel giugno di tre anni fa la struttura è stata riaperta e dopo anni di intenso lavoro anche grazie alla collaborazione di Ama Aquilone, si è riusciti a rimettere in completo riequilibrio economico e finanziario la Cooperativa rispetto alle problematiche precedenti mettendo a disposizione le rinnovate strutture residenziali che ora ospitano al loro interno minori in stato di disagio e le loro mamme secondo le disposizioni del Tribunale dei Minori o su progetto dei servizi invianti.

“Qui è nata una storia di amore e accoglienza – sottolinea Fabrizio Buratti, presidente della Casa Famiglia -. Sono passati ottantadue anni dalla sua creazione e la storia di chi lo sostiene è ancora viva. Oggi ci sono 25 ospiti, di cui 19 minori e sei mamme. Nell’ultimo anno abbiamo ospitato circa 50 bambini che cerchiamo di accompagnar enella loro crescita per dare loro la possibilità di un futuro di bellezza e di speranza. Abbiamo creato la “Cittadella del Fanciullo” nella realizzazione della quale la Fondazione ci ha supportato in maniera determinante e con la preziosissima collaborazione della Cooperativa Ama Aquilone”.

Ama Aquilone rappresentata dal presidente Francesco Cicchi che ammette: “Avevo grosse perplessità nell’iniziare questa avventura perché Santa Gemma arrivava da un pericolo molto difficile. Questo tipo di strutture hanno una gestione particolare ed è molto difficile organizzare organizzare una comunità per minori in questo momento. Ma dobbiamo anche dire grazie alla Fondazione se questi ultimi anni sono stati molto positivi”.

La struttura è divisa in modulo per minori senza genitori e uno per mamme con figli. “Accogliamo ragazzi e bambini tra uno e diciassette anni – spiega la direttrice Francesca Pavan – e le difficoltà quotidiane più grandi sono nel far convivere le necessità dei bambini più piccoli e dei ragazzi più grandi. E su questo è importantissima la collaborazione con Ama Aquilone”. Le situazioni prevalenti sono quelle che arrivano da nuclei familiari in cui le donne sono vittime di violenza domestica. “I bambini stessi fanno esperienza di questa violenza purtroppo e in questo posto cerchiamo di far capire ai piccoli che c’è altro oltre alla violenza”.

Per questo motivo ora si è al lavoro per la realizzazione di due case di sgancio per i ragazzi che diventano maggiorenni e per le mamme che terminano il loro percorso all’interno della comunità. Due strutture già individuate nei pressi della storica struttura princiale di via Serafino Voltattorni, nel cuore del vecchio incasato sambenedettese.

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