SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Interventi chirurgici quasi raddoppiati in quattro anni, 35mila prestazioni ambulatoriali in un anno ed un reparto che si muove su due ospedali diventato un punto di riferimento per l’intero centro Italia. La sanità che funziona, nel Piceno, passa senza dubbio per il reparto di oculistica dell’Area Vasta diretto, nella doppia sede del Mazzoni di Ascoli e del Madonna del Soccorso di San Benedetto, dal dottor Luca Cesari che coordina i sette medici in forza all’unità operativa.
Come detto gli interventi sono quasi raddoppiati passando dai 2500 effettuati nel 2015 ai 4500 dello scorso anno. «Nelle due sale operatorie di San Benedetto ed Ascoli – spiega Cesari – trattiamo tutte le patologie oculari dalla cataratta alle punture intravitreali per le varie forme di maculopatia». Una serie di trattamenti che riescono a mantenere gli standard economici della sanità pubblica pur riuscendo ad offrire servizi da clinica privata. Come ad esempio la gamma di farmaci: «Nei casi di maculopatia ad esempio – continua il primario – lo Stato ci invita ad utilizzare farmaci off label ma fortunatamente riusciamo ad adottare anche gli altri, più costosi ma efficaci». Una serie di situazioni possibili grazie ad una costante revisione dei budget: «Spesso sforiamo nell’interesse del paziente – spiega – ma l’azienda sanitaria, almeno per quanto riguarda questo reparto e questo territorio, cerca sempre di venirci incontro. Ci sono dei trattamenti costosi, come gli interventi urgenti sulla retina che possono arrivare a costare più di tremila euro».
L’unità operativa di oculistica dell’Area Vasta picena rappresenta un’eccellenza anche al di fuori dei confini provinciali. I dati relativi alle prestazioni parlano infatti di un gran numero di pazienti che, per gli interventi sulla retina (più o meno 250 nel 2019), i pazienti arrivano sia dal resto delle Marche che da Abruzzo e Umbria. «Tra l’altro – continua il direttore del reparto – qui abbiamo la possibilità di intervenire sulla retina utilizzando i cristallini che correggono anche l’astigmatismo e che non vengono riconosciuti dal sistema sanitario nazionale. Siamo riusciti ad ottenere la possibilità di utilizzarli facendo pagare al paziente la differenza dei costi: 250 euro contro i duemila che dovrebbe sborsare da un privato». Trentacinquemila sono invece le prestazioni ambulatoriali effettuate nel 2019, effettuate anche in sinergia con il reparto di otorinolaringoiatria (per trattare le stenosi della via lacrimale) mentre per quanto riguarda il glaucoma, il reparto rappresenta uno dei primi quattro o cinque centri d’Italia per la microchirurgia.