SAN BENEDETTO DEL TRONTO. La comunità scientifica internazionale conferma il prestigio del primario di Chirurgia dell’ospedale di San Benedetto, il professor Salomone Di Saverio, che resta tra i primi chirurghi del mondo. Questa volta, a decretarlo, è l’Università di Stanford nell’aggiornamento, pubblicato un paio di settimane fa, della “World’s 2% Top Scientists”, la prestigiosa classifica dei ricercatori che si distinguono a livello mondiale per autorevolezza scientifica, sulla base del numero di pubblicazioni e di citazioni nelle relative aree disciplinari. I dati sono relativi a 22 aree scientifiche e 174 sottocategorie e spmp aggiornati al 1° ottobre 2023, sono stati raccolti tramite Scopus, uno dei database più importanti per le pubblicazioni scientifiche.
Nella nuova edizione della classifica sono inclusi molti medici e chirurghi italiani, che prestano servizio nell’università Italiane e nel Sistema Sanitario Nazionale. I marchigiani sono in tutto 36 che lavorano in UNIPVM. Il professor Di Saverio, per quanto riguarda la classifica dell’anno 2022, è al sesto posto tra gli italiani dopo nomi come, ad esempio, quello del professor Vincenzo Mazzaferro dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano o il professor Massimo Falconi del San Raffaele.
Nell’altra graduatoria, quella basata sull’intera carriera dei ricercatori, ove si trovano 68 chirurghi italiani, Di Saverio si è posizionato in graduatoria come sedicesimo. Sulla rivista Elsevier sono pubblicati la metodologia e i risultati.
Una soddisfazione per tutto il territorio che è sempre più consapevole di avere all’interno del proprio ospedale di riferimento una vera eccellenza della sanità. Ma anche per lo stesso professore: “Sono soddisfatto – ha affermato – di essere entrato in questa prestigiosa graduatoria per il secondo anno consecutivo, questo è il risultato di anni di impegno profuso tra Sudafrica, Bristol, Bologna e negli anni più recenti Cambridge e ASST Settelaghi in Lombardia. Sono fermamente convinto che la qualità delle moderne cure chirurgiche non possa prescindere dall’aggiornamento e ricerca scientifica e tutto quello che si fa in sala operatoria e in reparto si deve basare su una rigorosa preparazione e background culturale evidence-based ed aggiornato secondo la scienza più recente”.
“Centri di Eccellenza come Humanitas e San Raffaele e gli IRCCS italiani – continua il professore – ne sono l’esempio. Tutto ciò non deve comunque far dimenticare la valenza personale dei singoli professionisti e le risorse umane disponibili, altrimenti il rischio è che si arrivi a decidere ove essere trattati solo scegliendo l’ospedale o l’istituto e non il singolo professionista e la sua esperienza chirurgica o il suo background culturale e formativo. L’ospedale e la qualità delle cure sono offerte dalle persone e non dalla semplice struttura fisica dell’ospedale in cui si viene operati. E i due ospedali dell’AST Ascoli Piceno sono in grado di offrire ottime tecnologie e strumentazioni all’avanguardia ai loro pazienti, come ho sempre sostenuto, senza avere nulla da invidiare ai centri di eccellenza in cui ho lavorato in passato’. “