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San Benedetto, arriva il fermo pesca. “Ma i risultati non ci sono”

La denuncia della Coldiretti
Pubblicato il 12 Agosto 2019

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Arriva il Ferragosto e scatta il fermo pesca anche per le marinerie del sud della regione da Porto San Giorgio a San Benedetto che, finora, avevano provveduto all’approvvigionamento di pescherie e ristoranti all’insegna della filiera corta. Già perché nelle Marche spaccate a metà dal decreto del Miipaft, le flotte del Nord (da Pesaro ad Ancona, Civitanova compresa) si erano già messe all’ormeggio lo scorso 29 luglio. Da giovedì 15, insomma, tutta la marineria marchigiana sarà ferma. Si ripartirà scaglionati: in mare dal 9 settembre (e non più il 27 agosto come previsto inizialmente) nel nord e dal 13 settembre nel sud della regione.

Eppure, come ripetono da tempo da Coldiretti Impresapesca, il fermo biologico “non produce risultati soddisfacenti”. Nelle Marche sono presenti 840 imbarcazioni di cui 450 dedite alla piccola pesca. Una flotta “anziana”, con le imbarcazioni che, stima Coldiretti Impresapesca, hanno un’età media che si avvicina ai 40 anni mentre supera i 50 quella dei pescatori. E con l’assenza del pescato nazionale ci si espone all’arrivo di prodotto estero di scarsa qualità. L’Italia è fortemente dipendente dall’estero con 8 pesci su 10 che arrivano da oltre i confini nazionali. Il consiglio di Coldiretti Impresapesca per chi si affaccia in pescheria è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”. Una tracciabilità che Coldiretti Impresapesca chiede di estendere anche ai menu dei ristoranti “per valorizzare il pescato locale – spiega Tonino Giardini, responsabile nazionale e Marche di Coldiretti Impresapesca – perché i consumatori, come avviene per altri generi alimentari, sarebbe disposti a spendere qualche soldo in più a fronte di un pescato di qualità dei nostri mari”.

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