SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Barriere architettoniche, la Riviera fa i conti con i tanti esercizi commerciali inaccessibili alle persone che hanno delle disabilità. Troppi negozi e troppe strutture ricettive non sono a norma malgrado le norme che regolino questa situazione siano in vigore ormai da almeno tre decenni.
La situazione a livello nazionale è problematica e la Riviera delle Palme non fa eccezione se si considera che in almeno due occasioni il pesante cumulo di situazioni di inaccessibilità ha riempito le pagine di un esposto in Procura. E una terza volta la denuncia ha riguardato le spiagge e gli stabilimenti balneari.
E non è un caso che l’iniziativa lanciata dal Comune per sensibilizzare attività commerciali si chiami “Non sono perfetto ma sono accogliente”. Questa si pone l’obiettivo di promuovere l’ospitalità e l’accoglienza con particolare riguardo alle persone con disabilità e agli anziani.
L’iniziativa, già applicata in diverse zone d’Italia, tra cui l’Emilia-Romagna, vede la collaborazione del Comune e del Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità e si rivolge agli esercizi commerciali cittadini.
Martedì mattina si è svolta la prima riunione operativa in Municipio. Ad aderire all’avviso pubblico presentato dall’ente alla fine del 2023 sono state una ventina di realtà, che comprendono gestori di negozi, bar e ristoranti con sede nel territorio e in possesso di tutte le idonee licenze e autorizzazioni per l’esercizio dell’attività.
“Non sono perfetto, ma sono accogliente” si va ad inserire in uno scenario complesso e quello dell’amministrazione è un piccolo segnale volto ad invertire la tendenza. Il Comune di San Benedetto investirà 25 mila euro e, di questi, 10 mila saranno per l’appunto rivolti alla formazione. I restanti 15 mila, invece, saranno a disposizione per l’eventuale acquisto delle attrezzature (realizzazione di rampe, campanelli, maniglioni nei bagni).
Per la cronaca, va detto che a San Benedetto nel 2019 venne inaugurato il primo albergo accessibile delle Marche. L’hotel Bolivar lanciò percorsi vocalizzati, mappe tattili in braille per orientarsi in ogni piano, tv, ascensori e climatizzatori con comandi vocali, stanze e spazi studiati per muoversi agevolmente in carrozzina, dispense per il buffet e armadi sospesi, bagni attrezzati senza rinunciare al design, con lavandini e specchi regolabili in altezza. Un ottimo traguardo, ma non abbastanza.
Tornando al progetto, sono previste due fasi. Nella prima gli esercenti selezionati andranno incontro a tre ore di formazione online (durante le quali si illustreranno le nozioni teoriche) e altrettante ore definite esperienziali (come delle passeggiate in carrozzina per vivere direttamente i disagi dei soggetti disabili). Inoltre, verrà fornito un kit per rendere più accessibile la propria struttura, composto da un vademecum sull’inclusione e una vetrofania con il logo del progetto, che potrà essere esposta all’ingresso.
“Lo scopo è quello di superare le barriere architettoniche e quelle culturali – spiega l’assessore alle politiche sociali Andrea Sanguigni – favorendo l’accessibilità di ogni persona e creare una comunità inclusiva, contraria a ogni forma di discriminazione, a partire dai luoghi dove la nostra comunità viva la convivialità e trascorre il tempo libero. Insomma, la nostra finalità non è scovare chi non è in regola, bensì educare all’accessibilità, creare la cultura. Per noi non è una spesa, ma un investimento per il futuro. Le città che assicurano l’accessibilità vengono scelte maggiormente come meta di vacanza. Per l’estate vorremmo farci trovare pronti”.