SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Tra i molti ricordi che emergono della vita di Nazareno Torquati, venuto a mancare nella notte tra domenica e lunedì, c’è quello del salvataggio della Coppa Italia di Serie C, vinta dalla Sambenedettese nel giugno del 1992. Questo trofeo, simbolo di un trionfo storico per la squadra e per la città, rischiava di essere perso per sempre durante i tumultuosi mesi che seguirono il fallimento della presidenza di Antonio Venturato.
Nel caos che si scatenò dopo il fallimento, quando trofei e cimeli del club vennero presi di mira da razziatori senza scrupoli, Torquati sottrasse la Coppa Italia dalla furia distruttiva, custodendola con cura e rispetto per diversi anni con l’approvazione della dirigenza dell’epoca.
La storia della riconsegna della coppa è altrettanto toccante. Anni dopo, in un momento di grande simbolismo, Torquati decise che era giunto il momento di restituire quel prezioso trofeo alla città. In una cerimonia solenne, la Coppa Italia fu consegnata simbolicamente nelle mani dell’allora assessore allo sport, Eldo Fanini. A quella cerimonia parteciparono anche l’ex sindaco Paolo Perazzoli, insieme ad altre figure storiche della Sambenedettese, come Pasqualino Minuti, Giovanni Romani e Ugo Corli e il giornalista Mimmo Minuto.
In quell’occasione, Torquati sottolineò come quel gesto di riconsegna non fosse solo un atto formale, ma rappresentasse un segnale di speranza e un appello alla comunità: la necessità di preservare la storia e l’identità della Sambenedettese, magari attraverso la realizzazione di un sogno che aveva sempre coltivato, quello della costituzione di una fondazione dedicata al club. Un sogno che, purtroppo, non si è mai avverato. Non ancora almeno.