SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Una bella iniziativa quella organizzata martedì dall’associazione culturale “Buon Vento” con la collaborazione del gruppo Europa Verde presso l’ex cinema Delle Palme ove, fino alla fine di luglio, ci sarà una mostra dedicata ai fondali del nostro mare. Una mostra che nasce dalla passione e dalla curiosità di conoscere il mare e i suoi abitanti e che sta accogliendo visitatori, ma anche studenti, perché anche la bellezza va insegnata e, se non la si conosce, non si sarà capaci di amare e rispettare il proprio territorio. Ed è proprio questo quello che sta facendo la Fondazione “Centro Velico di Caprera” nata nel 1967, con il sostegno della Marina Militare, Regione Sardegna, Sorgenia, Polaroid e Yamamay, che con un catamarano scruta e analizza i mari del nostro Paese. E quest’anno il progetto, che prende il nome M.A.R.E., si occuperà dell’ Adriatico, coinvolgendo non solo i porti italiani ma anche croati, albanesi e greci. “L’obiettivo è quello di portare la scienza fuori dai fondali”, asserisce il Segretario Generale della Fondazione Enrico Bertacchi, per donarla alle persone di ogni età, nel tentativo di insegnare il valore, la ricchezza, le risorse del mare e come bisogna prendersene cura attraverso scelte consapevoli, atte a ridurre l’inquinamento.
Nella giornata mondiale della legalità e delle tartarughe marine, come ricorda la vicepresidente di “Buon Vento”, l’avvocato Patrizia Antonelli, moderatrice dell’incontro, si è dato spazio a chi il mare lo conosce da vicino. La presidente Flavia Mandrelli, riferendosi alla mostra “Crisis Ultimo Avviso”, vuole attirare l’attenzione dei cittadini sulla necessità di migliorare la qualità dei fondali e di donare alle nuove generazioni la bellezza e i tesori in essi contenuti. “Il nostro mare è una meraviglia, sulle scogliere si è formato un ecosistema che oggi abbiamo l’opportunità di ammirare mediante la mostra”.
L’esponente dei Verdi Paolo Canducci durante l’incontro torna a parlare dell’importanza dell’istituzione dell’Area marina protetta del Piceno: “Una soluzione necessaria per preservarne la vita e le attività produttive che vi fanno riferimento”. Ed è proprio questo un argomento controverso che sempre incontra resistenze in un luogo dove la pesca rappresenta un’importante risorsa, ma, come più volte ripetuto dal Consigliere dei Verdi anche in altre occasioni: “E’ questa una battaglia che merita di essere combattuta per le future generazioni”.
Il Segretario Generale della Fondazione Caprera Bertacchi che coordina l’attività ha asserito che l’area marina protetta permette, in maniera scientifica, una accelerazione della produzione della fauna e della flora. In Italia solo il 10% delle coste è adibito ad aree marine protette; la Comunità europea ha imposto ai Paesi membri che entro il 2030 tale ammontare venga incrementato fino al 30%. Massimo Rossi del Comitato promotore del Parco Marino ha invitato a condividere i dati della ricerca con l’ISPRA, incaricato dal Ministero di effettuare uno studio propedeutico all’istituzione dell’Area Marina Protetta del Piceno
Il catamarano, per due notti ormeggiato al Circolo Nautico Sambenedettese, ospita a bordo ricercatori di università italiane e straniere per effettuare rilievi ed elaborazione dei dati relativi alle acque marine per stabilirne il grado di contaminazione, monitora la biodiversità marina e mette i risultati a disposizione di cittadini e scienziati. I prelievi di acqua vengono filtrati e sono proprio tali filtri ad essere analizzati poiché su di essi rimane il DNA ambientale di tutti gli organismi presenti. È questo un metodo di campionamento molto efficace. Nel mare Tirreno, per esempio, sono presenti alte percentuali di zinco, rame, piombo e Nikel. Quest’anno l’Università di Pisa porterà avanti uno studio sulla Posidonia (importante pianta che trasforma l’anidride carbonica in ossigeno) con una serie di approfondimenti sull’aumento della temperatura e sugli effetti che questo determina sulla funzionalità di tale pianta, tenendo presente, come afferma il dr. Bertacchi, che: “Un respiro su due dipende dalla Posidonia poiché il 50% dell’ossigeno arriva dal mare e la Posidonia è una delle piante principali in grado di trasformare l’anidrite carbonica in ossigeno”. Ed ancora, l’Università di Padova sta approfondendo uno studio sui delfini, mentre la stazione marittima Anton Dohrn di Napoli, la più antica in Italia, salirà a bordo del catamarano per fare un approfondimento sulle microplastiche.
Durante l’incontro di ieri ha preso la parola Davide Tamburrini, autore insieme a sua moglie Catia Nucci delle foto esposte nella mostra.
Il catamarano continuerà il suo viaggio e la nostra speranza è che, dopo aver fatto i rilievi necessari, i risultati siano confortanti, ma passerà del tempo prima di averne notizia.