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Poche spiagge libere, la denuncia di Legambiente: “A San Benedetto occupazione all’87%”

In questo scenario le Marche vedono un lieve aumento rispetto all’ultima rilevazione
Pubblicato il 15 Luglio 2021

In Italia anche in questa seconda estate di pandemia trovare una spiaggia libera è sempre più difficile. Oltre il 50% delle aree costiere sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione. A pesare su ciò, in prima battuta, è l’aumento esponenziale in tutte le Regioni delle concessioni balneari che nel 2021 arrivano a quota 12.166 (contro le 10.812 degli ultimi dati del Demanio relativi al 2018) registrando un incremento del +12,5%. In questo scenario le Marche vedono un lieve aumento rispetto all’ultima rilevazione che ad oggi vede, sui 113km di spiaggia, un totale di 4.392 concessioni del demanio marittimo, 942 concessioni per stabilimenti balneari, 114 concessioni per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici con un totale del 61,8% di costa occupata.

Sul litorale che unisce Marche ed Abruzzo, tra Grottammare e Francavilla al Mare, si contano un totale di 678 stabilimenti su 80 km di costa. È vero che 25 km sono liberi, ma sono sopravvissuti solo grazie alla presenza delle Riserve Naturali “Sentina” e “Borsacchio”.

I Comuni marchigiani costieri con la maggiore occupazione di spiagge in concessione sono San Benedetto del Tronto con l’87%, Numana con il 79% e Gabicce Mare con il 77%. Oltre alle spiagge occupate, è importante il dato relativo alla fruibilità del mare che nelle Marche vede il 4,1% della costa sottratta alla balneazione a causa di tratti abbandonati, cioè con la presenza di foci o scarichi per cui non viene realizzato nessun campionamento dalle Autorità Competenti (3,1km di costa), oppure interdetti per vie della presenza del divieto di balneazione.

Secondo la normativa regionale, la quota da garantire alla libera fruizione o libera attrezzata nelle Marche è del 25%. Dato inferiore a quello della Puglia e della Sardegna in cui la cifra è del 60% ma quantomeno esistente rispetto a 5 Regioni che non hanno previsto nessuna norma che specifichi una percentuale minima di costa da designare alle spiagge libere.

Continua ad essere accesa la polemica sui canoni che nelle Marche vede un aumento registrato del 15%.

Ma a pesare sulle spiagge italiane è anche il problema dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose e che si sta accentuando a causa della crisi climatica. La spesa per combatterla – con interventi finanziati dallo Stato e, in parte, da Regioni e Comuni – è di circa 100 milioni di euro l’anno ed è maggiore rispetto a quanto lo Stato incassa effettivamente dalle concessioni balneari (83milioni gli incassi effettivi su 115 milioni nel 2019, unici dati disponibili). Uno dei problemi è che si continua ad intervenire con opere rigide come pennelli e barriere frangiflutti, che interessano almeno 1.300 km di costa, e su cui bisognerebbe aprire una riflessione sulla reale efficacia. Nelle Marche il fenomeno dell’erosione costiera riguarda 81km di costa e cioè il 48% del litorale, dato superiore alla media nazionale. Sono numerose le realtà litoranee in pericolo di erosione nelle Marche. Tra le fasce costiere più colpite si trovano Montemarciano (AN) e l’area a sud di Porto Sant’Elpidio (FM). Nell’area di Porto Sant’Elpidio, si nota un dualismo tra la costa nord (priva di fenomeni erosivi) e quella verso sud, dove in circa 20 anni si sono persi tra i 20 ed i 25 metri di costa, con la conseguente scomparsa delle spiagge. Per quest’area esiste lo studio di fattibilità di un progetto che prevede la realizzazione di una barriera emersa (una nuova scogliera) che sarà realizzata con scogli naturali. In un recente studio realizzato sul tema da Giacomo Conti, del Circolo Legambiente di Porto Sant’Elpidio, dal titolo “Scogliere emerse a Porto Sant’Elpidio, un modello di gestione vecchio mezzo secolo” vengono evidenziate le peculiarità di questo tratto di litorale e le gravi mancanze del progetto, che, con l’installazione di scogliere rigide, provocheranno sicuramente erosione nella zona nord e centrale di questo tratto di litorale.

Ma l’erosione continua ad imperversare anche nelle zone a sud della regione, al confine con l’Abruzzo. Quasi tutta la spiaggia nella Riserva Naturale della Sentina, nel Comune di San Benedetto del Tronto (AP), è soggetta ad erosione, mettendo a rischio i laghetti salmastri e la Torre del Porto. Negli ultimi 20 anni l’erosione marina ha cancellato nove ettari di superficie della Riserva mentre, fra il 1985 e il 2012, la superficie coperta da dune si è ridotta di oltre l’80%, pari a una perdita di 40.000 metri quadrati di habitat naturale, come ha evidenziato da uno studio condotto da ENEA, ISPRA, CNR e Università di Camerino.

È quanto racconta e denuncia Legambiente con il suo nuovo “Rapporto Spiagge 2021. La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane” attraverso il quale scatta una fotografia aggiornata e dettagliata dei lidi italiani con dati e numeri alla mano, facendo il punto anche su nodi irrisolti, questioni ambientali da affrontare ed esperienze green che arrivano da stabilimenti e amministrazioni che hanno deciso di puntare sulla sostenibilità ambientale.

“La riqualificazione delle aree costiere, il tema dell’accessibilità e la fruizione turistica rappresentano una straordinaria risorsa della nostra regione, sia in chiave ambientale che turistica – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Bisognerebbe uscire dalle polemiche e lavorare insieme per trovare soluzioni innovative e in grado di garantire qualità ambientale e futuro al settore balneare che se non innovato e strutturato, per accogliere le esigenze sempre crescenti dei fruitori, rischia di rimanere indietro nella sfida della qualificazione del servizio. Per questo la vera sfida che lanciamo alla Regione, ai Comuni costieri e ai balneari è quella di aprire un confronto sul futuro delle spiagge: se entriamo infatti nel merito delle questioni diventa possibile trovare soluzioni di qualità, interesse generale e innovative. È un obiettivo condiviso che vi siano maggiori e più efficaci controlli rispetto alle trasformazioni in corso lungo le nostre coste, per trovare regole capaci di migliorare e diversificare l’offerta, di affrontare questioni ambientali, come l’erosione, che si aggraveranno in una prospettiva di cambiamenti climatici. L’errore da non commettere – conclude Legambiente – è continuare ad affrontare separatamente questioni che necessitano di politiche integrate e di programmazione degli interventi di recupero, di un turismo sostenibile e accessibile, di regole trasparenti e dell’isolamento per chi non le rispetta”.

“Risulta fondamentale – aggiunge Marco Ciarulli, direttore di Legambiente Marche – confrontarsi in modo coraggioso e integrato sull’annoso problema dell’erosione costiera che rappresenta un enorme problema per la nostra regione. Questa difficoltà sarà superata solo se si terranno insieme le opere per la difesa della costa con la corretta gestione dei corsi d’acqua che è stato dimostrato svolgono sempre più a fatica il loro ruolo di ripascitori naturali in quanto non sono più in grado di trasportare i quantitativi di sabbia necessari a mantenere in equilibrio il litorale marchigiano, a causa del depauperamento del proprio letto provocato anche delle attività estrattive, con danni all’ecosistema ed arretramento dell’ambiente balneare”.

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