SAN BENEDETTO DEL TRONTO. “Contrariamente ai proclami, l’amministrazione comunale conferma la propria totale inerzia sul piano urbanistico. Se già con Gabrielli era evidente la mancanza di obiettivi strategici e delle capacità per raggiungerli, la situazione si è ulteriormente aggravata con l’attribuzione delle competenze urbanistiche al già accentratore Sindaco”. Lo affermano Partito Democratico, Nos, Articolo 1 e, con loro, la consigliera comunale Aurora Bottiglieri.
“Se formalmente risulta confermato il progetto strategico del nuovo Piano Regolatore, in concreto nessun passo significativo è stato fatto, e il poco che è stato messo a disposizione manca completamente di regia politica. La recente vicenda dello studio di cui è stata incaricata l’Università Politecnica delle Marche è emblematica. La determina di attribuzione dell’incarico è datata 1 dicembre 2023 e l’attività avrebbe dovuto concludersi, con il dovuto supporto dell’ente, entro 4 mesi, quindi non più tardi di aprile. Ad oggi non solo l’attività non è conclusa, e ci si chiede quale sia la ragione di un ritardo così rilevante, ma ci pare sia lontana dall’aver raggiunto gli obiettivi prefissati, nonostante gli oltre 36.000 euro stanziati e, in parte, già corrisposti”.
La denuncia continua: “La presentazione pubblica organizzata dall’ente in fretta e furia, a un orario scomodo, con tempi compressi e con scarsissima partecipazione, ha sollevato perplessità irrisolte e mancato di trattare alcuni temi essenziali che, a nostro avviso, dovrebbero invece essere centrali nello studio del quadro socio-economico cittadino. La premessa o meglio la pregiudiziale, illustrata ottimamente dal Prof. Gregori, è che non ha senso pensare di pianificare una città come San Benedetto in modo puntuale, senza tenere conto del contesto territoriale. A questo rilievo il Sindaco non ha opposto alcun tipo di ragionamento politico, e infatti non ci risulta alcuna forma di collaborazione con i comuni della nostra conurbazione, a partire da Grottammare, Monteprandone e Acquaviva”.
“Inoltre, l’intera presentazione non ha toccato la questione occupazionale né quella economica incentrata sul valore prodotto, ma solo sulla poco significativa variazione della numerosità delle imprese. È chiaro invece che nessuna pianificazione urbanistica può essere affrontata senza tenere conto di questi aspetti, anche perché si rischia di fare errori grossolani. Ad esempio, si continua a ripetere – senza che vi sia alcun supporto dei dati, che invece contraddicono questo assunto – che San Benedetto sia una città “turistica”, quando il ruolo del turismo strettamente inteso è quasi marginale nell’economia cittadina. San Benedetto infatti è una città prevalentemente commerciale e dedicata ai servizi, che rivestono un ruolo infinitamente più pesante del turismo strettamente inteso, il quale produce occupazione scarsa e di basso valore. Dalle nostre ricerche il turismo non rientra nemmeno tra le prime dieci economie cittadine, essendo superato da commercio, ristorazione, attività professionali, manifattura, sanità, costruzioni, servizi per le imprese, logistica, pubblica amministrazione, pesca e trasformazione. Tutti settori le cui dimensioni sono state ignorate in fase di relazione”.
“Per la stessa ragione il rilievo dato alla quantificazione di arrivi e presenze turistiche, e la solita asfittica discussione che ne scaturisce, è come minimo eccessivo. Questi indicatori sono di grande interesse per i pochi operatori ma rispetto alle problematiche urbanistiche hanno un’importanza decisamente secondaria, soprattutto se confrontati ai flussi ordinari dei cittadini che qui vivono e lavorano per 12 mesi l’anno. Sono queste osservazioni che faticosamente il compianto Nazzareno Torquati, già assessore alle attività produttive, ha cercato di portare avanti per anni, ma che purtroppo ancora oggi vengono totalmente ignorate dalla parte politica. E infatti non c’è traccia di interventi simili da parte dell’omologo assessore della giunta in carica al quale, evidentemente, sta bene che le attività produttive siano totalmente escluse dalla discussione pubblica e dalla pianificazione. Ma non è finita qui: lo studio degli aspetti residenziali sconta un approccio assai discutibile, e non certo per responsabilità degli estensori ma per totale assenza di indirizzo politico. Manca infatti completamente una ricognizione della disponibilità di alloggi pubblici e un confronto con le altre città di benchmark, come per esempio Ascoli. Eppure uno studio di questo tipo produrrebbe dati estremamente interessanti e indispensabili a qualunque pianificazione urbanistica”.
“Del resto, tra gli stakeholders ascoltati dai ricercatori su indicazione dell’ente troviamo soggetti interessati espressione della proprietà (imprenditori edili ed agenzie di mediazione) ma nessuno spazio per le rappresentanze degli inquilini. A fronte di queste gravi mancanze riteniamo che l’ente debba provvedere almeno in fase di revisione, per evitare di acquistare uno studio insufficiente a stilare un congruo Quadro Conoscitivo propedeutico al prossimo PUG. Come minoranza useremo tutti gli strumenti necessari per far sì che questo non accada, con interrogazioni, mozioni e incontri pubblici. Il Piano Urbanistico Generale è, indipendentemente dall’amministrazione in carica, un obiettivo fondamentale per il futuro della nostra città e non può essere delegato al pur generoso lavoro degli uffici tecnici, ma deve diventare un progetto che coinvolge tutti i cittadini che desiderano contribuire”.