di Luigina Pezzoli
SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Atleta olimpionico che ha rappresentato l’Italia ai Giochi olimpici del 2018 nel pattinaggio su ghiaccio, oggi Riccardo Bugari, classe 1191, allena la squadra dei Pattinatori sambenedettesi.
Cosa si prova a stare dall’altra parte?
Sicuramente la stessa emozione che provavo quando ero io a correre e gareggiare. Sono consapevole dei sacrifici che fanno i ragazzi in preparazione di ogni competizione, e al momento delle gare non nego di provare anch’io un po’ di tensione. Ovviamente cerco di non far trapelare il mio stato d’animo. E poi quando vincono sono felice, è come se quella vittoria fosse anche mia.
Quanto ha inciso nella sua passione sportiva il fatto di essere figlio di Romolo Bugari, ex pattinatore e detentore di titoli internazionali?
Il ruolo di mio padre è stato determinante. Da piccolissimo sono stato messo sui pattini e da subito mi è stata trasmessa la passione e il senso di sacrificio, fondamentali per ottenere importanti risultati.
Aveva tre anni quando ha indossato il suo primo paio di pattini a rotelle.
Ho iniziato a pattinare che ero davvero molto piccolo, e forse è stato di aiuto per poi diventare un atleta vincente. Con questo non voglio dire che se si inizia tardi a praticare una disciplina sportiva poi non ottengono i risultati sperati, ma sicuramente aiuta iniziare da giovanissimi.
Per partecipare alle Olimpiadi del 2018 in Corea del Sud ha dovuto lasciare i pattini a rotelle, disciplina sportiva di velocità per la quale non è prevista la partecipazione ai Giochi olimpici, per indossare quelli su ghiaccio. Lo rifarebbe?
Sì, diciamo che io ho avuto uno stop di cinque anni dovuto alla motivazione: a 18 anni avevo perso la voglia di correre. Poi trascorsi questi anni, seguendo le Olimpiadi in televisione ho deciso che volevo andarci, ho fatto due anni di rotelle per rientrare al livello fisico, portando anche a casa un argento mondiale, e poi mi sono trasferito sul ghiaccio. In due anni ho imparato e mi sono qualificato per le olimpiadi. Sicuramente lo rifarei perché è stato il coronamento di un lavoro durato quattro anni.
Lei è attivista di “Essere Animali”, nei mesi scorsi ha partecipato a un’ultramaratona a tappe. Come è nata questa sua consapevolezza?
Sono un atleta vegano e attivista per i diritti degli animali già dai tempi delle Olimpiadi. Settembre scorso ho coronato un altro sogno e obiettivo che mi ero dato, correre tutta l’Italia nel minor tempo possibile raccogliendo soldi per migliorare le condizioni degli animali chiusi negli allevamenti. E’ andata bene e sono riuscito a correre da Santa Maria di Leuca a Milano in 22 giorni raccogliendo 14000 euro. Nessuno lo aveva mai fatto prima in così poco tempo.