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PAUSA CAFFE’ | Il magistrato Ettore Picardi: “Scrivevo i testi per i miei amici che suonavano nelle band”

Magistrato inquirente in servizio da oltre trent’anni alla Procura della Repubblica di Ascoli e poi a quella dell'Aquila, ha seguito numerosi delitti divenuti casi nazionali come l’uccisione di Melania Rea e Rossella Goffo
Pubblicato il 7 Aprile 2023

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Ettore Picardi, procuratore capo del Tribunale di Teramo, nato a Napoli, vive con la sua famiglia a San Benedetto. Magistrato inquirente in servizio da oltre trent’anni alla Procura della Repubblica di Ascoli e poi a quella dell’Aquila, ha seguito numerosi delitti divenuti casi nazionali come l’uccisione di Melania Rea e Rossella Goffo.

Il suo lavoro, ogni giorno inevitabilmente, la porta a fare i conti con una realtà dura e brutale. Quando ha capito che avrebbe voluto fare questo mestiere?

Sicuramente è difficile individuare un momento esatto: da giovane avevo un’idea vaga sul ruolo del magistrato. Soprattutto la figura del pubblico ministero agli occhi di un giovane non è facilmente comprensibile. Poi durante il mio percorso di studi in giurisprudenza ho iniziato a capire questa realtà. Avevo in mente di fare il giudice civile, poi gli eventi mi hanno portato a diventare magistrato penale, e in seguito anche inquirente. Che non era proprio quello che avevo pronosticato.

Nel corso della sua carriera di pubblico ministero ha seguito numerosi casi giudiziari. C’è un caso in particolare al quale è più legato?

Devo dire che sono i primi omicidi che ho seguito all’inizio degli anni Novanta: i casi di Sante Peroni e dell’avvocato Colacioppo. Era un epoca in cui non c’era molta attenzione mediatica a riguardo, e soprattutto ancora non si era organizzati a lavorare in pool. Sono i primi casi che ho iniziato a seguire da solo.

In questi giorni tra i temi più dibattuti c’è la riforma della giustizia. Quali sono i valori dai quali, a suo avviso, la Magistratura italiana non può prescindere?

La Magistratura deve essere indipendente ed efficiente: coniugare questi aspetti è un gioco di equilibri molto complicato. E’ fondamentale che la Magistratura rimanga nell’ambito della giurisdizione, nell’interesse della giustizia, priva di una visione di parte. Ci deve essere la prontezza di chiedere l’assoluzione o l’archiviazione, solo un pubblico ministero cresciuto con la cultura della giurisdizione può garantire questa imparzialità. Un altro aspetto fondamentale per quanto riguarda la Magistratura è che le riforme devono essere fattibili. Ci devono essere i mezzi e gli strumenti affinché queste riforme si possano attuare.

La sua passione sono la scrittura e la poesia, diverse le sue pubblicazioni.

Ho iniziato ad appassionarmi alla scrittura tra i banchi di scuola. Negli anni Settanta si pensava che il poeta fosse uno dei massimi eroi. In particolare avevo la passione per la musica, ma non ero portato per gli strumenti musicali. Così scrivevo i testi da regalare ai miei amici che avevano gruppi musicali. Poi con il tempo questa passione è cresciuta con me e ho iniziato a occuparmi di presentazione di libri, editoria e teatro. E più scrivo, e mi occupo di questo, e più ho voglia di farlo. Devo ammettere che il mio animo creativo prevale su quello burocratico. Ma è comunque bello poter dare due voci diverse alla propria anima. In età più matura ho arricchito l’esperienza della scrittura con quella teatrale, ed è sicuramente positivo. Ritengo che i luoghi del teatro, quali il loggione, la platea, il palco siano una sorta di rifugio.

Quando riesce a dedicarsi maggiormente alla scrittura?

Ci sono periodi in cui sono più creativo e altri invece in cui prevale l’attesa. Quando ho in mente un’idea cerco di scriverla subito in qualche foglio, per poi rielaborarla. Ovviamente scrivere romanzi e testi teatrali richiede un maggiore impegno. All’inizio scrivevo di sentimenti personali, viaggi immaginari. Adesso cerco di coniugare l’esperienza quotidiana con i temi esistenzialisti. Del resto ognuno di noi ha nel proprio animo degli interrogativi esistenziali.

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