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PAUSA CAFFE’ | Enrica Cipolloni: “A 24 anni il periodo più buio della mia vita ma anche il più formativo”

L'atleta sambenedettese pluri campionessa italiana si racconta. "Non ho mai tralasciato gli studi per lo sport"
Pubblicato il 29 Marzo 2024

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Enrica Cipolloni, atleta sambenedettese pluri campionessa italiana. Quando ha calcato per la prima volta un campo d’atletica?
Mi sono avvicinata all’atletica leggera grazie alla scuola e ai vari progetti sportivi attuati dagli insegnanti di educazione fisica. Nello specifico ho iniziato mentre frequentavo la scuola media grazie ai campionati provinciali di corsa campestre. Devo ammettere che non era proprio il mio forte come specialità, ma partecipavo molto volentieri perché mi divertivo molto insieme ai miei compagni.

Nel 2007 vince la sua prima medaglia in un campionato nazionale giovanile nel salto in alto allieve indoor. Che ricorda di quella esperienza?
Ho un bellissimo ricordo di quel momento perché è stata la prima vittoria ed è grazie a quel momento che ho intrapreso un percorso incentrato sulla carriera sportiva e sono riuscita a farlo diventare, successivamente, il mio lavoro grazie alle Fiamme Oro, il Gruppo Sportivo della Polizia di Stato. Tutto questo ovviamente è avvenuto senza tralasciare gli studi, perché li ho sempre ritenuti importanti e da non trascurare. Studio e sport hanno viaggiato sempre di pari passo e tengo a sensibilizzare su questo tema perché per quanto lunga possa essere la carriera sportiva prima o poi finisce e ci si rende conto che è stata solo una piccola finestra della propria vita, per cui è importante investire su altro ed avere così delle altre opportunità.

Tante le gare che ha disputata nel corso della sua carriera da atleta. Qual è stata la più complicata?
Per quanto mi riguarda le gare non sono complicate, semmai la difficoltà della competizione è quella di riuscire ad avere una corretta gestione dei propri stati d’animo e adottare un approccio mentale funzionale alla prestazione; per fare ciò bisogna porre le basi con il lavoro di ogni giorno in allenamento, e di allenamenti difficili ce ne sono stati davvero molti.

Giovanissima, classe 1990, vanta un ricco curriculum: un titolo italiano assoluto nel pentathlon indoor (2014), sette nazionali giovanili e due presenze nella Nazionale assoluta (2010, 2014). Quanto allenamento e sacrificio c’è dietro tutto questo?
Per poter raggiungere risultati e spostare l’asticella dei propri limiti sempre oltre, sono imprescindibili impegno, sacrificio e costanza. Questi aspetti so che possono sembrare gravosi, soprattutto perché si vivono in un’età giovanile, ma in realtà per chi li compie non sono così pesanti come sembra: la nostra forza di volontà viene alimentata dall’obiettivo che ci siamo prefissati e per fortuna rende tutto più naturale. Tuttavia non è sempre semplice gestire alcune rinunce, ma si fa per amore di quel sogno che vogliamo raggiungere.

Poi c’è stato un momento di pausa. Niente più gare.
Ho passato un lungo periodo lontano dalle competizioni a causa di un infortunio che mi ha messo i box per tre anni. È stato il periodo più buio e difficile della mia vita, ho subìto a 24 anni due interventi chirurgici di trapianto di cartilagine al ginocchio sinistro, la mia gamba di stacco nei salti. Purtroppo il primo intervento non era andato bene e mi sono rivolta a un altro chirurgo che ha sistemato la situazione. Sarò sempre grata al dottor Claudio Zorzi, primario di ortopedia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, perché se sono uscita da quel tunnel buio è solo merito suo e del suo staff. Quel periodo è stato davvero molto difficile, ma allo stesso tempo si è rivelato il momento più formativo: mi ha insegnato ad essere resiliente, a non mollare mai nonostante le mille difficoltà che si proponevano ogni giorno.

Lo sport ha un ruolo cruciale nella formazione di un ragazzo.
Lo sport è una palestra di vita perché grazie ai suoi valori intrinsechi riesce ad essere formativo ed educativo mentre ci divertiamo. Riesce a trasmettere quei valori che sono colonne portanti nella vita come il rispetto dell’avversario/del prossimo, dell’integrità verso se stessi, il rispetto delle regole, la lealtà, dell’impegno e dei sacrifici necessari per raggiungere i traguardi perché nessuno ti regala niente, te lo devi sudare e conquistare con tutte le tue forze. Lo sport ti fa vivere le vittorie e le sconfitte, la gioia e la delusione, e ti insegna a fare i conti con entrambe. Ti dà la possibilità di crescere individualmente, ma anche collettivamente perché fai parte di un gruppo ed è dunque un collante sociale che fa nascere moltissime amicizie. Ti dà la possibilità di fare delle esperienze bellissime, ti fa viaggiare con le gare in giro per il mondo e ti fa confrontare con moltissime persone, ti apre gli occhi e la mente

Laureata a Camerino in Disegno industriale e ambientale, oggi di che cosa si occupa?
Sono ancora in attività con le gare infatti tra poco inizia la stagione agonistica estiva, nel frattempo ho preso una seconda laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche e al momento sto proseguendo con la magistrale. Mi piacerebbe continuare ad approfondire il tema della psicologia nello sport, in quanto ritengo che abbia un ruolo cruciale nella carriera di un’atleta perché bisogna allenare oltre al corpo anche la mente.

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