SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il progetto di chiudere i piccoli ospedali e devolverne poi le funzioni alla sanità privata accreditata fallirà, anzi è già fallito. Invece i danni procurati si possono già toccare con mano in molte strutture ospedaliere marchigiane”. Lo afferma un operatore sanitario dell’ospedale di San Benedetto a cui ha voluto dare voce il Comitato Salviamo il Madonna del Soccorso.
“Emblema di questo fallimento è quanto è accaduto negli ultimi anni, e sta accadendo ancora, al Madonna del Soccorso dove si percepisce un’aria di smobilitazione totale, che non ha precedenti nella storia del nosocomio.Mancano i medici al Pronto Soccorso. Mancava il Primario dell’Ortopedia e ora che c’è viene limitato nell’operatività, manca il Primario della Chirurgia (c’è solo un facente funzione in smart-working): entrambi, di fatto, accorpati sino a data ancora da destinarsi. Nell’UTIC mancano infermieri e medici per completare l’organico previsto dalle vigenti leggi. Mancano i servizi, mai ripristinati, della Radiologia, uno dei tanti ex-fiori all’occhiello del nostro nosocomio, nonostante siano state effettuate più di centomila prestazioni nel 2018-19. Manca il Primario di pediatria (c’è ad Ascoli ma deve dividersi tra due ospedali) benché sia riconosciuto il valore del nostro reparto che è il più grande punto nascita dell’area vasta 5. Sono inoltre partiti verso Ascoli Piceno il reparto di Otorinolaringoiatria, nonostante le continue e contraddittorie smentite che parlano di una futura ma indefinita collocazione al Madonna del Soccorso, e gran parte di quello che era un’altra eccellenza come il Laboratorio analisi. La Ginecologia di San Benedetto esegue più di mille interventi l’anno, eppure il primario era stato mandato a lavorare, alla fine del 2019, tre giorni la settimana ad Ascoli Piceno per risollevare le sorti della Ginecologia e del punto nascita (a rischio chiusura se con meno di 500 parti l’anno) a discapito del nostro reparto. Mancano internisti di Medicina e di Geriatria, Nefrologi e specialisti in genere. Non c’è un Urologo. Il Presidente della Regione Marche è invitato ad usare il cosiddetto decreto Balduzzi. La pazienza è finita”.