SAN BENEDETTO DEL TRONTO. «Negli ultimi tempi, gli episodi di violenza urbana e degrado sociale hanno sollevato molteplici preoccupazioni, evidenziando come alla base di questi fenomeni vi sia un progressivo deterioramento dei valori e del rispetto per la vita e la convivenza civile». A sottolinearlo con forza è Olivieri, rappresentante del Comitato di Quartiere, che invita a riflettere sulle cause profonde di queste problematiche e sull’urgenza di investire nella cura dell’esistente.
«Dobbiamo prendere consapevolezza—afferma Olivieri—che la violenza gratuita e il disagio sociale sono conseguenze della progressiva perdita dei valori imprescindibili della vita e del rispetto di essa. Questi valori, che dovrebbero essere il caposaldo della nostra società, sono sempre meno presenti nelle nuove generazioni.» Secondo Olivieri, la famiglia, un tempo pilastro della cultura italiana, sta perdendo il suo ruolo educativo: «Non c’è più a livello genitoriale la disciplina del rispetto poiché è venuta meno l’istituzione familiare. Questo vuoto si riflette anche sul percorso scolastico, che dovrebbe rappresentare una naturale estensione sociale del compito educativo della famiglia.»
Un altro aspetto cruciale, prosegue Olivieri, è la carenza di insegnamento civico e l’abbandono di luoghi di formazione dei valori, come le attività parrocchiali o la leva militare: «L’abolizione della leva ha privato i giovani di un momento formativo fondamentale per acquisire consapevolezza dell’identità nazionale e del dovere civico di appartenenza a una comunità più ampia.»
Da molte parti si invoca un potenziamento delle forze dell’ordine, ma Olivieri ricorda che il problema non è solo numerico: «La nostra provincia ha meno di 200mila abitanti, meno di un quartiere di una grande città. San Benedetto del Tronto, pur avendo più residenti rispetto ad altre città capoluogo, non gode dello stesso supporto amministrativo.» E suggerisce una soluzione: «Forse l’unica strada percorribile è seguire l’esempio di Urbino e Pesaro, che ora sono entrambi capoluoghi, garantendo una migliore distribuzione delle forze dell’ordine.»
Olivieri pone l’accento sull’importanza di prevenire il degrado per contrastare fenomeni di emulazione e disordine sociale: «Investire in risorse per la cura dell’esistente e per il rispetto della civile convivenza spesso ottiene risultati migliori rispetto a misure repressive. La presenza di una ‘finestra rotta’, come insegna una delle teorie più affermate, può generare una spirale di degrado urbano e sociale.»
Le teorie sociologiche moderne dimostrano che il mantenimento e il miglioramento degli spazi pubblici contribuiscono a creare un clima di ordine e legalità, riducendo il rischio di abbandono. Olivieri descrive con chiarezza la situazione del quartiere: «Abbiamo un vecchio borgo marino in dissesto edilizio, strade colabrodo, marciapiedi senza normative per disabili. Ex edifici pubblici sono abbandonati, la piazza più grande del quartiere è considerata solo un parcheggio, mancano giardini e spazi di aggregazione. Anche la Basilica della Madonna della Marina è priva di un oratorio, la raccolta dei rifiuti è irregolare, le strade sono sporche, la stazione ferroviaria indegna, il porto è senza una viabilità definita e con un futuro incerto.»
Secondo Olivieri, «Non basta riqualificare solo piazza Montebello. Bisogna agire su tutto il territorio per creare un ambiente accogliente e sicuro per cittadini e turisti. Ben vengano le misure di ordine pubblico, ma legalità e prescrizioni devono essere affiancate dalla cura dei luoghi.»
Olivieri richiama infine le parole del Presidente Sergio Mattarella: «Tornare a rivivere i centri cittadini e i piccoli borghi, con la nostra cultura che il mondo intero ci invidia, l’economia familiare, i negozi di prossimità… tutti questi sono i veri presidi di resilienza.»
Investire nei luoghi e nel tessuto sociale è, dunque, la chiave per restituire dignità e sicurezza alla comunità. Come conclude Olivieri: «Faremo tutto il possibile per richiamare l’attenzione su questa parte importante della città. Non possiamo permettere che degrado e abbandono prendano il sopravvento.»