SAN BENEDETTO • Erano le 22 del 10 aprile 1991 quando il Moby Prince, un traghetto che stava passando al largo del porto di Livorno, finì contro una petroliera. Dalla petroliera iniziarono a fuoriuscire, violentemente, tonnellate e tonnellate di carburante. Buona parte di quel petrolio finì sulla prua del traghetto. Le scintille provocate dallo sfregamente dei due scafi diedero vita ad un incendio che, dall’esterno penetrà dentro la barca. Morirono 140 persone.
Tra loro c’era l’ufficiale sambenedettese di 52 anni Sergio Rosetti. Lasciò due figli: Debora che all’epoca aveva 21 anni e Nicola, che ne aveva 19. Nicola domani sarà a Livorno per le commemorazioni in occasione del ventiquattresimo anniversario di quella tragedia. Con lui ci sarà anche una delegazione comunale capeggiata dal consigliere Pierfrancesco Morganti e da una scorta di agenti della polizia municipale con il gonfalone cittadino.
“Fu terribile – ricorda Rosetti – in un attimo avevo perso mio padre. Io, mia sorella e mia madre ci siamo ritrovati improvvisamente di fronte a questa tragedia senza una spiegazione”. Spiegazioni che, tra l’altro, mancano da 24 anni: “Quest’anno – spiega – speravo di poter tornare dalla commemorazione di Livorno con la verità. Ma neppure questa volta sarà così. Tutti noi familiari delle vittime di quella tragedia confidiamo nella commissione d’inchiesta”. Per la ventiquattresima volta, Rosetti, sarà insomma a Livorno: “Ringrazio l’amministrazione comunale che in questi anni è sempre stata presente nel ricordo di mio padre e delle altre vittime del Moby Prince”.