SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Una foto scattata dalla nostra lettrice Daniela Traini ha documentato uno spettacolo esteticamente affascinante e insolito che rappresenta la testimonianza delle decine di meduse spiaggiate lungo la riva. L’immagine, pubblicata ieri, ha sollevato domande sulla natura di questo fenomeno che, pur non essendo raro, ha attirato particolare attenzione in questi giorni per la sua intensità.
Per comprendere meglio quanto sta accadendo, ci siamo rivolti alla biologa marina Olga Annibale, che ha spiegato come, sebbene l’immagine sia “di forte impatto visivo”, non sia stato possibile identificare con precisione la specie. «Potrebbe trattarsi di Pelagia noctiluca — nota anche come medusa luminosa — o di Aurelia aurita, la cosiddetta medusa quadrifoglio», ha precisato.
Entrambe le specie sono comuni nel Mediterraneo e, come tutte le meduse, dotate di cellule urticanti. La Pelagia noctiluca, riconoscibile per il suo colore rosato-violaceo, è famosa per la bioluminescenza e può provocare irritazioni cutanee. La Aurelia aurita, invece, presenta un corpo trasparente con quattro cerchi violacei al centro, corrispondenti alle gonadi, ed è generalmente innocua per l’uomo.
Secondo l’esperta, lo spiaggiamento osservato in questi giorni potrebbe essere il risultato di un bloom primaverile, fenomeno che ciclicamente interessa l’Adriatico, soprattutto nel periodo compreso tra aprile e giugno. «Tali bloom sono indotti da una combinazione di fattori ambientali favorevoli: aumento della temperatura superficiale, maggiore disponibilità trofica (plancton), condizioni idrodinamiche relativamente stabili e, in alcuni casi, input di nutrienti di origine antropica», ha spiegato Annibale.
A rendere però complessa la situazione, sono le segnalazioni dei pescatori, che negli ultimi giorni hanno trovato numerose meduse impigliate nelle reti, con ripercussioni sulle attività di pesca a strascico. La biologa ha sottolineato che «l’Adriatico settentrionale è un’area eutrofica e semi-chiusa, con un idrodinamismo limitato, condizioni che favoriscono la proliferazione di organismi gelatinosi».
Il fenomeno, dunque, non è isolato, ma il risultato di dinamiche ecologiche complesse, accentuate dalle caratteristiche morfologiche e ambientali dell’Adriatico.