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Un’ecografia al fegato attraverso un’incisione laparoscopica. L’innovativa tecnica messa in campo dal primario di Chirurgia

Quanto messo in campo dal professor Salomone Di Saverio e dal suo staff potrebbe finire all'interno di una pubblicazione scientifica
Pubblicato il 17 Settembre 2024

Un’ecografia al fegato attraverso una delle incisioni laparoscopiche è l’iniziativa innovativa messa in campo dal primario di chirurgia dell’ospedale di San Benedetto, Salomone Di Saverio.




Un’operazione che non era mai stata eseguita prima. Non senza un ecografo laparoscopico. Tutto è avvenuto nella sala operatorio del Madonna del Soccorso. L’ecografia è stata eseguita con un normale ecografo di quelli che si utilizzano nella parte esterna dell’epidermide.

È accaduto la scorsa settimana durante l’intervento chirurgico su una paziente oncologica con un tumore al retto e un sospetto di metastasi al fegato. La verifica della presenza delle metastasi richiedeva un’ecografia laparoscopica, vale a dire una tecnica utilizzata durante interventi chirurgici mininvasivi per esaminare gli organi interni, come il fegato, attraverso una sonda ecografica.

Il problema sta nel fatto che il reparto ancora non dispone di un ecografo laparoscopico adeguato (che dovrebbe arrivare in futuro). Per ovviare a questa mancanza, il professor Di Saverio ha avuto un’idea innovativa: ha deciso di utilizzare un vecchio ecografo tradizionale in dotazione al reparto da lungo tempo. Servendosi di una delle incisioni già eseguite per l’operazione laparoscopica sul tumore al retto, è riuscito a effettuare un’ecografia del fegato, introducendo l’ecografo tradizionale nel corpo della paziente attraverso una incisione di Pfannenstiel eseguita in sede sovrapubica e dunque lontana dal fegato. Ma grazie alle pinze laparoscopiche e al cavo, la sonda è stata portata nella zona epatica ed è stata manovrata non dalle mani del chirurgo ma dalle pinze stesse.

«L’intero intervento è riuscito – ha sottolineato il dottore. – Siamo stati in grado di eseguire l’ecografia senza un dispositivo dedicato, e questo esperimento potrebbe essere al centro di una pubblicazione scientifica che stiamo pianificando con il nostro staff di reparto». Quanto messo in campo a San Benedetto non avrebbe infatti precedenti e per questo potrebbe essere di interesse per il mondo della medicina e della chirurgia a livello generale. Questa innovazione rappresenta un esempio di come, con creatività e competenza, si possa sopperire alla mancanza di attrezzature moderne in un reparto, mantenendo comunque alto il livello delle cure e dei risultati ottenuti.

L’approccio utilizzato dal professor Di Saverio potrebbe infatti aprire la strada a nuove soluzioni in contesti dove la disponibilità di strumenti sofisticati è limitata. Di Saverio, d’altra parte, è uno dei chirurghi maggiormente quotati, a livello nazionale e non solo, quando si parla di laparoscopia, vale a dire quella tecnica chirurgica minimamente invasiva che consente di operare all’interno dell’addome attraverso piccole incisioni.

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