SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lito Fontana è un trombonista italo argentino di fama internazionale. Nel corso della sua carriera è sempre alla continua ricerca di nuove sfide ed emozioni, lavorando con varie formazioni di diversi generi musicali. Nel 1991 si trasferisce in Austria ed è diventato membro della Haller Stadtpfeifer, e sempre in questo periodo fonda il quartetto di tromboni “Trombonisti italiani”.
Aveva sette anni quando iniziò a frequentare le prime lezioni di chitarra classica. Come è nata la passione per la musica?
La mia passione per la musica è nata in Argentina. La moglie di mio zio, era una pianista, e lei mi ha spronato a prendere lezioni di chitarra classica. Mi ascoltava mentre cantavo e mi dilettavo con degli strumenti giocattolo lei avevo capito che avevo questa predisposizione per la musica.
Dall’Argentina, all’età di 11 anni, raggiunge l’Italia insieme alla sua famiglia. Cosa ricorda di questo periodo? E’ stato difficile per lei lasciare i suoi amici, il suo Paese
Sicuramente non è stato semplice. In Argentina bisogna crescere in fretta, darsi da fare, e quando sono arrivato in Italia ero più grande rispetto ai miei coetanei. Ho iniziato subito a lavorare come cameriere in un locale a Grottammare. Mio padre in Argentina aveva una fabbrica di scarpe, qui aveva un amico sambenedettese che gli aveva parlato delle Marche, una regione patria del settore. Ed ecco che siamo arrivati in Riviera.
Per lei arriva un altro importante cambiamento in questo periodo. Infatti decide di accantonare lo studio della chitarra classica per iniziare a dedicarsi al trombone e consegue il diploma al Conservatorio “G. Rossini” a Fermo, all’epoca sede distaccata di Pesaro. Perché questo cambiamento?
Una volta arrivati in Italia avevo un po’ accantonato la musica, mi dedicavo al lavoro e alla scuola. Poi verso i 15 anni la mia passione per la musica è riemersa di nuovo. Il mio Enrico Fidani, sassofonista, e suo padre Mario che suonavano nella banda di San Benedetto, mi consigliarono di entrare a farne parte. All’epoca serviva un trombone. Così ho iniziato a fare i primi passi da solista. Per me entrare a far parte della banda della città fu un trampolino di lancio, iniziarono a chiamarmi molte bande. Il presidente della banda di Porto San Giorgio mi sentì suonare in uno festa di San Benedetto e così ho iniziato anche con loro. Con me c’era anche Giovanni Allevi. Bellissima esperienza al conservatorio di Fermo dove c’era la sede distaccata di Pesaro.
L’Orchestra Internazionale d’Italia e la Camerata Musicale Pescarese lo nominano primo trombonista. Nominato visiting professor al Conservatorio di Bari. Cosa rappresentano per lei questi riconoscimenti?
È stato un bellissimo riconoscimento nella parte classica. Ho iniziato veramente a credere in quello per cui stavo lottando. Ho fatto un musical con Massimo Ranieri e Ottavio Piccolo, ho lavorato nella realizzazione di un Cd di Renato Zero. Poi in varie Orchestre sinfoniche. Ho partecipato anche allo spettacolo “Indietro tutta” con Renzo Arbore, era in occasione dell’ultimo dell’anno del 1987, facevo parte del gruppo “Dennis and the jets” con Roberto Buoni sassofonista di San Benedetto e il resto erano di Firenze. Grande a questa esperienza abbiamo partecipato a diverse trasmissioni televisive, tra le quali una condotta da Raffaella Carrá e una da Gabriella Carlucci.
Istituto Musicale Gaspare Spontini di Ascoli è stato allievo e poi insegnante.
Esattamente. Quando ero allievo ho conosciuto Saturnino, siamo stati i pionieri del jazz in Riviera. Poi da insegnante ho avuto tra i miei allievi Dardust, già da ragazzino si distingueva per le sue qualità nella teoria e solfeggio. Si merita tutto il successo che sta riscuotendo. Durante il periodo di insegnamento non ho mai smesso di aiutare i miei genitori nel loro laboratorio, come calzolaio. A loro devo molto, mi hanno trasmesso valori importanti come umiltà e senso di sacrificio. Poi dopo un periodo di difficoltà lavorativa mi sono trasferito con mia moglie a Innsbruck: qui sono stato nominato World of Brass, tre volte Miglior solista d’Europa e nel 2019 Special award
È stato membro di giuria di concorsi nazionali ed internazionali, docente presso la scuola di musica di Hall, dei conservatori di Bolzano e Perugia, inoltre ha tenuto workshop e masterclass in Europa. Da febbraio dello scorso anno è presidente dell’Istituto Vivaldi. Un buon insegnamento su cosa deve basarsi?
Un buon insegnamento deve basarsi su una serie di caratteristiche tra le quale: una buona respirazione; tanto studio ed esercitazione. Questi sono una serie di step dai quali non si può prescindere. Ovviamente ci vuole serietà e ascoltare ciò che c’è all’estero.
Lei vive con la sua famiglia a Innsbruck, ma appena può non perde occasione di tornare a San Benedetto. Cosa rappresenta per lei questa città?
San Benedetto per me è tutto. Qui ho i miei amici, la mia famiglia, il mare. Non riesco a stare lontano da qui più di tre mesi consecutivi. Desidero fare tanto per questa città e per la provincia di Ascoli in generale.
Come ha vissuto la finale dei mondiali?
Eravamo in Austria a casa di alcuni miei amici argentini. È stata bellissima questa vittoria sono stato contento Lionel Messi e l’Argentina che sta affrontando un momento di profonda crisi.