Dalle maglie di lana di inizio novecento a quelle traspiranti e leggerissime di oggi. “Un secolo d’azzurro”, la mostra dedicata alla storia della Nazionale inaugurata oggi alla Palazzina Azzurra, è soprattutto un viaggio nel tempo dove è continuo il confronto (e il contrasto) tra il passato e il presente.
L’iniziativa, curata da Mauro Grimaldi, sarà visitabile gratuitamente fino al prossimo 27 luglio. Tantissimi i cimeli originali presenti, tra divise, vecchi palloni di cuoio e prime pagine che hanno fatto la storia del calcio. Non manca – e forse è la parte più suggestiva – l’angolo dedicato alle radiocronache, con la voce di Nicolò Carosio che riecheggia dalle casse di una radio d’epoca.
Lo scopo della mostra è anzitutto antologico e didattico: analizzare e studiare le grandi trasformazioni politiche, sociali, economiche avvenute in Italia, parallelamente alla nascita e allo sviluppo, quasi simultaneo, dello sport più praticato ed amato nel mondo.
Il taglio del nastro è avvenuto a poche ore dalla qualificazione degli azzurri alla finalissima di Euro 2020. “Evidentemente portiamo bene”, scherza il sindaco Piunti. “Per noi è un onore. Questo evento ripercorre la storia di oltre un secolo. La volontà è offrire un panorama completo per tutte le aspettative di turisti e cittadini”.
L’Italia vincente di Pozzo durante il fascismo, quella rinata subito dopo la guerra, quella dei Mondiali del 1950, traumatizzata e ‘decapitata’ in seguito alla tragedia di Superga. Ma anche il ciclo di Bearzot, Vicini e Lippi. Fino ad arrivare a Mancini, con l’esposizione delle divise indossate da Immobile e Donnarumma rispettivamente il 25 marzo 2021 in Italia-Irlanda del Nord e il 15 novembre 2020 in Italia-Polonia.
“Il calcio è un ammortizzatore sociale – spiega Grimaldi – il risultato di ieri arriva dopo un periodo che è stato complicato per tutti, soprattutto per noi italiani. E’ stato un momento di liberazione. Il calcio è inclusione”.
Da evidenziare, infine, pure la presenza di un piccolo corner con alcuni cimeli della storia della Sambenedettese.