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Lampade rubate dal ponte dell’Albula, il caso è stato archiviato

Lo fa sapere il sindaco Spazzafumo che aveva presentato l'esposto alla Procura. La consigliera Carboni è però intenzionata ad andare avanti
Pubblicato il 20 Giugno 2025




SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Caso archiviato. Non si saprà mai che fine hanno fatto le lampade del ponte sull’Albula. Il procedimento avviato a seguito dell’esposto presentato dal sindaco Antonio Spazzafumo nel 2021 è stato chiuso senza esito, e la vicenda rimane senza colpevoli né chiarimenti ufficiali. A renderlo noto è lo stesso primo cittadino, che ha ricostruito tutti i passaggi che hanno portato alla scomparsa dei corpi illuminanti ottagonali che decoravano le colonne del ponte nei pressi di Largo Trieste.

«Io stesso ho effettuato quel sopralluogo nei magazzini – spiega Spazzafumo –. Ho chiesto ai responsabili di poter visionare il luogo dove erano stati stoccati quei lampioni. Quando siamo andati lì però non c’erano».

A seguito dell’episodio del vento che, nel dicembre 2021, aveva provocato la caduta di un pannello in plexiglass da una delle plafoniere, il Comune aveva disposto la rimozione di tutti gli elementi rimasti. L’intervento, affidato alla ditta Cpl Concordia, prevedeva il trasporto e lo stoccaggio del materiale nel magazzino comunale di piazza Setti Carraro a Porto d’Ascoli. Ma, come ha confermato il sindaco, durante il sopralluogo effettuato poco dopo, le lampade erano già scomparse.

«Ho chiesto subito spiegazioni ma nessuno ha saputo rispondermi – prosegue il sindaco –. A quel punto mi sono rivolto all’autorità giudiziaria con l’esposto presentato alla Procura, nella quale venivano ricostruiti tutti i fatti dal momento in cui è stato deciso di togliere quei lampioni dalle sommità delle colonne dopo l’episodio del vento che aveva staccato i pannelli».

La denuncia, però, non ha portato ai risultati sperati. Secondo quanto riferito da Spazzafumo, il procedimento è stato archiviato e le indagini non hanno individuato né i responsabili né la destinazione finale del materiale scomparso. Ma la questione, riemersa grazie alla consigliera comunale Emanuela Carboni, non si chiude qui.

Carboni, che ha riportato il caso all’attenzione pubblica tre anni e mezzo dopo i fatti, annuncia ora un nuovo accesso agli atti. Intende chiedere tutti i documenti relativi alla vicenda: le relazioni tecniche che hanno motivato la rimozione, le prove del deposito nel magazzino comunale e le eventuali azioni intraprese dall’amministrazione per cercare di recuperare quanto sparito.

«Farò tutto quello che è nelle mie facoltà affinché si arrivi alla verità, per rispetto della città e dei cittadini che hanno il diritto di essere informati correttamente», afferma Carboni.

La vicenda, che per anni era rimasta nel silenzio, si è trasformata ora in una questione di trasparenza e responsabilità pubblica. Anche se il fascicolo è stato chiuso, il caso politico e amministrativo è tutt’altro che concluso.