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La Torre da 28 metri rischia di dividere la maggioranza. L’opposizione chiede chiarezza al dirigente

Le parole di Giantomassi: "C'è stata una integrazione da parte dell'azienda. Sono mutati gli scenari e si è notata una differenza rispetto a ciò che era stato presentato".
Pubblicato il 5 Giugno 2024

di Massimo Falcioni

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. L’opposizione chiede al dirigente dell’urbanistica Giorgio Giantomassi di esprimere un parere in merito al progetto riguardante la realizzazione della torre frigorifera di 28 metri a Porto d’Ascoli. E in commissione arriva la risposta del diretto interessato, che però si limita a citare la posizione comunicata in conferenza dei servizi. “Nel primo parere si tiene conto della verifica sulla presenza di superficie disponibile senza necessità di sforare e si indica una altezza di 11 metri. Successivamente c’è stata un’integrazione della Pro Marche, sono mutati gli scenari e si è notata una differenza rispetto a ciò che era stato presentato. Ci sono 10 mila metri quadrati in più rispetto a quelli dichiarati in un primo momento”.

Il dirigente parla chiaramente di un “assenso condizionato” espresso in una prima fase, con altezza massima quindi ben inferiore ai 28 metri “al fine di non incorrere nella procedura di variante urbanistica”.

A questo punto, Giantomassi non si sbilancia ulteriormente, nonostante le pressioni di Luciana Barlocci e Annalisa Marchegiani: “Non rilascio dichiarazioni al di fuori dei pareri emessi; prendiamo atto che sono cambiati gli scenari e che ora è una variante urbanistica in altezza massima”.

Duro il commento di Giorgio De Vecchis, che si ribella al comportamento del dirigente: “Lei è pagato per esprimere pareri, è il suo primo compito. Di fronte alla variante puntuale su richiesta di un soggetto, cosa faremo se le altre ditte che sono intorno vorranno portare le loro fabbriche a 26 metri?”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Canducci: “Il suo parere è di dissenso, ma non avendo coraggio si limita ad esprimere un pensiero. Una volta cambiate le carte in tavola, era tenuto a fare quello che aveva fatto la prima volta. O il suo parere è di dissenso, o ha omesso di dare un parere”.

L’ultima parola spetterà al consiglio comunale, che il 15 giugno sarà chiamato a votare la delibera. L’argomento fa discutere da settimane – anche nella maggioranza dove il voto potrebbe non essere compatto – e, come detto, tutto nasce dalla richiesta di variante presentata dall’azienda Promarche circa un anno fa. Questa era stata inizialmente sottoposta agli uffici della pianificazione territoriale e, in seguito, allo sportello delle attività produttive.

L’opposizione evidenzia la mancanza di quantificazioni riguardo al contributo finanziario che l’azienda dovrebbe versare in caso di approvazione della variante e della successiva costruzione. Tuttavia, la situazione è esplosa quando la Marchegiani ha scoperto la convocazione di una conferenza dei servizi per valutare la richiesta di variante. L’esponente del gruppo misto ha dunque sollevato delle denunce riguardo a tutto il processo e all’opportunità stessa della convocazione della conferenza, ma nonostante ciò, le riunioni si sono svolte regolarmente per ben tre volte, con esito favorevole all’intervento.

“I regolamenti sono di competenza sovrana dell’assise”, insiste l’ex componente dei Verdi. “In materia di pianificazione i criteri di ammissibilità spettano all’emiciclo. Questa non è una semplice delibera, è una variante che consentirà all’azienda, già dal giorno dopo, di far partire i lavori”.

Dubbi vengono espressi pure da Pasqualino Piunti: “Qualora dovessero emergere ipotesi che conducano ad un annullamento degli atti adottati, con possibili condanne verso il Comune, a chi saranno addebitabili i probabili oneri risarcitori?”.

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