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La storia di Rinaldo Talamonti, il sambenedettese re della commedia sexy in Germania. “Mi chiamavano Conte Porn”

Gli hanno dedicato anche un documentario “Il sogno del padre”, trasmesso più volte dalla tv tedesca e presentato anche al Festival  Bizzarri. Nel suo curriculum figurano ben 150 film, esattamente  50 di commedia sexy,  80  ruoli in sceneggiati televisivi ed infine 20 film tra western, fantascienza, thriller, comici e sulla mafia
Pubblicato il 12 Marzo 2024

La vera storia del Conte Porn, in Germania è stato una star del cinema erotico, oltre 150 film di cui nessuno ricorda il titolo, ma solo le prodezze e soprattutto la simpatia del “piccolo italiano”. Vale a dire Rinaldo Talamonti, originario di San Benedetto. Da qualche tempo si è ritirato in un casale sulle dolci colline che si affacciano sulla Riviera delle Palme, con tanto di piscina e spa, dove ha da poco finito di scrivere le sue memorie.

Un libro di oltre 600 pagine che l’editor tedesco sta cercando di ridurre un po’. Ha tanto da raccontare, tra scoop ed aneddoti sulla sua lunga carriera, uno spaccato sul costume e cinema, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. In Germania ha messo su famiglia, un unico, grande amore: la moglie Roswitha, di recente scomparsa, ed un figlio Layos, attore teatrale.

Tra una scena e l’altra ha aperto un ristorante a Monaco di Baviera, molto frequentato dai vip, ed una breve parentesi in politica con il pieno dei voti nelle file liberali, considerata la sua popolarità, salvo ritirarsi per lasciar spazio ai candidati della sua lista.

In Germania gli hanno dedicato anche un documentario “Il sogno del padre”, trasmesso più volte dalla tv tedesca e presentato anche al Festival  Bizzarri. Nel suo curriculum figurano ben 150 film, esattamente  50 di commedia sexy,  80  ruoli in sceneggiati televisivi ed infine 20 film tra western, fantascienza, thriller, comici e sulla mafia. Occasione da non perdere la  disponibilità a collaborare del popolarissimo attore  per la promozione turistica del Piceno in Germania.

Ci parli delle sue origini
“Sono nato nel 1947 precisamente a Porto d`Ascoli a quei tempi ancora una piccola frazione che poi venne assorbita da San Benedetto. Qui ho vissuta una infanzia felice e ribelle, studiando nelle scuole  elementari, per poi proseguire gli studi presso il seminario di Montalto Marche per volere familiare.

Senza vocazione lo abbandonai dopo le medie. Nel 1964 mio padre, una sorta di “padre padrone” decise di emigrare in Germania con tutta la famiglia, con il pensiero di realizzare il suo sogno, aprire un ristorante. Dopo tre anni ripartirono perché mia madre non riuscì ad ambientarsi, mentre io restai, avendo conosciuta quella che poi diventò mia moglie, Roswitha”.

Come ha iniziato a fare cinema?

“Come per tanti il destino gioca i suoi scherzi, e tutto iniziò come una favola con “C`era una volta un piccolo italiano”. Confermo metri 1,60 d’altezza con un 1 centimetro rubato. Accompagnando un gruppo di ragazze che si presentavano per la selezione di un provino pubblicitario, scelsero me su 400 presenti, completamente al di fuori da questo mondo. La società americana BFB NY che girava per il prodotto svizzero Binaca, aveva programmato 5 giorni per le selezioni, ma  al terzo smisero perché avevano già scelto me. Subito la proposta di un contratto a New York. Ero troppo innamorato di Roswitha la mia ragazza, non volevo perderla, quindi rifiutai. Gli americani mi regalarono delle foto scattate sul set , su carta speciale  per quei tempi, con queste mi presentai un anno dopo da un regista tedesco. Cosi nacque il piccolo attore italiano che girò 50 film non stop  sul genere della commedia erotica, diventando il Pierino della Germania. Il mio primo film si intitolava “Il Conte Porno e le sue ragazze”, ebbe un successo di botteghino senza precedenti. Io interpretavo il ruolo di un detective un po’ maldestro, ingaggiato dal conte,  per scoprire alcuni lati un po’ misteriosi della nipote.  In realtà il conte non esisteva, però scaricarono  su di me  questo titolo che mi restò negli anni in eredità. Buona parte della produzione di quegli anni era dedicata al porno soft, ma a rivedere oggi quelle opere c’è solo da sorridere”.

A cosa deve la sua fortuna cinematografica?

“Alla mia serietà`professionale, al mio talento (ho perfezionato recitazione al Theater Haus con maestri dell’Actor studio di New York), alla mia voglia di vivere coinvolgendo i colleghi, all`allegria sul set ed essere stato umile senza arroganza. Soprattutto  sono riuscito a guadagnare la simpatia di un pubblico che ancora oggi non si è dimenticato di me. Anche se sono lontano dagli schermi da qualche anno continuano a  cercarmi per interviste, in tv e sulle riviste patinate. Insomma penso di aver lasciato una traccia positiva. Al mio successo ha contribuito anche mia moglie per il suo totale appoggio e consigli e tanta, tanta tolleranza”. 

Con quali registi ha lavorato ed ama ricordare?

“In linea di massima debbo dire che con i registi ho sempre avuto un buon rapporto di collaborazione e di amicizia. La maggior parte mi ha dato fiducia creativa senza soffocarmi. Sul set mi davano spazio, ero un cavallo libero  potevo improvvisare e cambiare i dialoghi come li sentivo più spontanei. Ho sempre rispettato le regole basilari della direzione,se il tono del regista e`giusto,il detto dice, “Il tono fa la musica”. Nel mio libro cito i  registi con i quali ho lavorato, descrivendoli nei loro caratteri con pregi e difetti. Erano tutti tecnicamente preparati, il problema era la quantità e non la qualità`, il cosiddetto cinema di cassetta. Dovevano sopravvivere, come noi attori. Il mondo delle bolle di sapone, non risparmiò nessuno di noi. Dovemmo sorbire l`amaro calice. Chi si fermava o cercava di risalire contro corrente era perduto. Allora accettammo i tempi dovevamo nuotare. Il pubblico chiedeva quello. Ho avuto ottime relazione e preferenze con registi sconosciuti in Italia come Franz Mariscka, Sigi Rotemund,Franz Antel,Claus Tinnay, Franz Joseph Gottlieb, Jurgen Gosslar. Tutti registi tedeschi  ed austriaci che dopo lo stop della commedia erotica vennero, per la loro professionalità, assorbiti dalla televisione, diventando registi di serie famose quali Derrich, MarienHof, Tempeste d`Amore. Devo ammettere che non si dimenticarono di me, ero una garanzia di pubblico,una slot machine, anche perché la TV aveva acquistato i diritti di distribuzione di tanti nostri film. Un regista mio amico, l’italo lussemburghese Marco Serafini mi, aprì le porte della Tv con ruoli come “Nero attacca”, i “Due mascalzoni in Antalya” e nel “Commissario Rex”. 

Quale il motivo del successo della commedia erotica tedesca?
“Non mi sono mai posto la domanda del successo che era scontato, in quanto i film erotici tedeschi andavano per la maggiore. Dopo tre anni che eravamo i pionieri di questo genere, considerato  il grande successo, iniziarono le produzioni italiane a imitarci. Torno a precisare che negli anni 70/80 sono stato l’attore italiano in Germania più impegnato sul set. Ripeto quantità meno qualità.  In quei tempi contavano le entrate finanziarie, con il minimo investimento il massimo del profitto. Un giorno quando leggerete il mio libro, conoscerete meglio l’altro lato della medaglia, cioè la Croce”.

In Italia con chi ha lavorato?
“Ho girato diversi  film, ma sempre sotto la direzione dei  registi tedeschi che si legavano in coproduzione con società italiane. Peccato avrei lavorato volentieri con i miei connazionali, specie con l’attrice Edwige Fenech. La incontrai solo una volta  sul set quando girò con il regista Franz Antel”.

 Torniamo a sua moglie, non era gelosa delle sue scene sul set, seppure finzione? 

“ Incontrare  una donna come mia moglie è stata la fortuna più grande della mia vita. Consigliera, dolce concubina, non esiste un vocabolario che contenga tutti gli aggettivi con i quali potrei descrivere questo  instancabile personaggio estremamente sociale compagna che ha condiviso 55 anni di vita con tenacia e spirito combattivo. Mitica, sempre pronta a salvaguardare e guidare la famiglia con lealtà`senza intrighi o sotterfugi. Chi ha avuto l’onore di conoscerla può confermare le mie parole. Pur sapendo il pericolo che incombeva nel mio lavoro sul set, dimostrava in silenzio la sua tolleranza, il sostegno incondizionato. Per me una vera roccia alla quale aggrapparmi! Ero nel vortice del peccato e sentivo il bisogno di non farle del male,ero  innamorato. Con le  mie partner,  davvero insidiose, usavo lo  charme latino per tenerle sotto controllo, così raccoglievo fiducia e simpatia. Tra gli angeli si mescolavano le partner diaboliche; agivano senza scrupoli, pur di mettermi nell`imbarazzo della scelta. Sotto le lenzuola erano dei polipi, pertanto facevo sinceramente fatica e questo mia moglie lo sapeva. Sicuramente in silenzio ne soffriva. Dopo le scene mantenevo le distanze assolute pur di creare un alone protettivo. Chiedevo e davo rispetto.  Con diverse mia moglie entrò in amicizia per poterci anche scherzare. Era dotata anche di humour e rideva quando gli domandavano “ma come fai a sopportare quest’uomo?”. Sono sincero, sul set consumavo l’aperitivo per poi mangiare casa. Sono sicuro che mia moglie ne trasse un buon profitto. Se fosse stata più egoista come donna, e poco comprensiva, la mia carriera cinematografica e la nostra vita avrebbe avuto un`altra svolta. Comunque la risposerei. Abbiamo superato tutte le insidie insieme negli anni ”. 

Come si chiamava il suo ristorante a Monaco di Baviera? Quali piatti andavano per la maggiore?

“Il nome era “Buon Gusto-Talamonti”, l’ho tenuto per 20 anni, poi venduto ad alcuni miei parenti. E’ stato meta di illustri personaggi del modo dello spettacolo e dell’opera come Jo Cocker, Brein Adam, Ennio Morricone, Albano, Katia Ricciarelli, il maestro Riccardo Muti  e tanti altri. Calciatori quali Luca Tony, Lotar Matthaus, Rabery I piatti preferiti le lasagne di carne e vegetariane, la gramigna con il ragù di salsiccia ed arancia, una ricetta da me inventata”.

Qual è il titolo del libro che ha appena finito di scrivere?

“Il vero titolo verrà comunicato quando finalmente verrà stampato, sono anni che ci lavoro. Titolo provvisorio ” Il testimone dei tempi”, sarà incentrato sugli anni 69/70/80 filtrati attraverso la Commedia Erotica. Soprattutto sul lungo periodo vissuto a Monaco di Baviera,  ma anche sulla mia adolescenza a San Benedetto fino all’inizio della carriera in Germania.  Per il momento uscirà  in Germania, e se avrà successo,  verrà tradotto anche in italiano”.

Sul suo personaggio hanno girato anche un documentario. Ce ne può parlare?

“Si intitola “Il sogno del padre” ed è stato girato da due giovani registi. Prende le mosse dal bar di Porto d’Ascoli della mia famiglia, “Il grappolo d’oro”  e dal desiderio di mio padre Ezio di guadagnare un bel gruzzoletto in Germania per aprire, poi, un ristorante in Italia. Lui non ci è riuscito, ma l’ho aperto io a Monaco. Mio figlio, Layos, invece si è realizzato nel teatro impegnato, quello che volevo fare io. Così il cerchio si chiude. E’ la storia di tre generazioni. Con grande soddisfazione il documentario è stato presentato a vari festival internazionali e anche al Bizzarri, e trasmesso per ben 6 volte dalla televisione tedesca.  Si parla anche della mia carriera, ci tendo a precisare, come si evince anche  dal documentario che sono stato attore della commedia erotica tedesca e non un attore porno, che è ben diverso. Oltre a tale pellicola anche il libro nasce dal desiderio recondito, di discolparmi. In fondo nei miei film era più quello che si immaginava che si vedeva, anche per la censura tedesca sempre molto attenta e severa. Se vogliamo fare un paragone sono stata in Germania quello che Verdone, Renato Pozzetto, Lino Banfi ed anche  Alvaro Vitali sono stati in Italia, non certo Rocco Siffredi. 

 Cosa l’ha spinto a ritornare  in Italia?

“Gli emigranti vanno con il treno o la nave della speranza, portando nel cuore la casa, famiglia e sopratutto l’ orgoglio della propria nazione. Non sanno cosa trovano, e non sanno quando ritornano. Si concentrano sul lavoro, ma sognano di tornare. Il  destino non concede a tutti la grande fortuna di sopravvivere, spesso sono tornati umiliati e delusi ,tanti hanno pagato a caro prezzo, con la morte. Le miniere, le cave, i lavori stressanti nelle fabbriche  fanno di loro degli eroi di vita in cerca di un futuro migliore. Io sono un fortunato, un emigrante nel cinema che ha dovuto nei vari miei ruoli, rappresentare i miei connazionali imitandoli in tutti i mestieri. La mia statura fisica ha contribuito a rappresentare l’uomo del Sud, perché e`cosi` che viene visto l`italiano con l` occhio dei paesi nordici. Devo essere grato, come tutti gli emigranti “ospiti di lavoro” nella nazione tedesca, che mi ha ospitato e dato la possibilità di essere il personaggio che sono. Certo lo devo anche alla mia capacità di essermi saputo integrare. Naturalmente non sono tardati a arrivare i riconoscimenti dei sacrifici fatti. Uno in particolare, quello di  aver ottenuto, in Germania nel 2009 dal Consolato Italiano. il fregio di Cavaliere del Lavoro dall’allora premier Napolitano. Riconoscimento che , voltandomi indietro,  mi rende oltremodo, fiero. Un successo per un vero pioniere dell’emigrazione, specialmente oggi quale cittadino sanbenedettese”.

 Altri progetti per il futuro?

“Tanti, questa vita terrena non basta. Ma io ci provo. Intanto sto lavorando sulla mia autobiografica  e sui miei 20 anni di gastronomia.  Scrivo soggetti per film, cercando di realizzarmi anche come autore. Il Cinema resterà la mia passione fino alla fine”.

 Quali sono i rapporti con i sambenedettesi?

“Ho molti amici, ci incontriamo spesso per momenti conviviali.  Sarei disposto a collaborare  con l’amministrazione per progetti a carattere turistico. Conosco diverse cittadine con le stesse caratteristiche di San Benedetto, ma senza il mare, con le quali si potrebbero stringere degli ottimi  gemellaggi”.

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