Massi – Spazzafumo – Rapullino. Come un anno fa. La Sambenedettese deve ripartire da qui. Anzi, deve proseguire da qui. A prescindere da quello che sarà l’esito dei playoff e da quella che sarà la categoria in cui i rossoblu giocheranno il prossimo anno. Se si vuol parlare davvero di crescita e di serio progetto allora occorre che tutte le forze che devono scendere in campo scendano effettivamente in campo. E lo facciano insieme.
Se si vuole riscrivere la storia della squadra locale dopo trent’anni esatti di (tante) delusioni e (poche) soddisfazioni, lo si può fare soltanto con un progetto sociale, politico ed economico che sappia guardare a lungo termine. Oltre l’ostacolo di una semplice sconfitta sul campo o di una mancata promozione.
Le possibilità di fare bene ci sono. Al timone della società oggi non c’è un uomo venuto dal nulla del quale molto si dice e poco si sa. E non c’è neppure lo zio d’America di turno. Quel self made man che distribuisce danari e favori solo a chi gli ricorda ogni giorno che come lui non c’è nessuno.
Oggi, volenti o nolenti, c’è una persona del posto che ha un’impresa sul posto e che, soprattutto, ha una faccia, un nome e un cognome. E tutto il resto poco importa perché da qualsiasi prospettiva lo si guardi si tratta di un buon punto di partenza. Il migliore degli ultimi anni. A prescindere da come andranno a finire le cose.
E se qualcuno aveva progetti alternativi (credibili e duraturi) avrebbe dovuto farsi avanti la scorsa estate. Oggi, soprattutto all’indomani dell’orribile gara di Ascoli, parlare è facilissimo. E ci sta. E’ il calcio, bellezza. E noi non ci possiamo fare niente. Ma se le critiche, le chiacchiere e persino qualche insulto, possono essere accettati quando arrivano dai tifosi, sono esecrabili le farneticazioni di chi tenta di approfittare del proprio ruolo e critica a prescindere solo perché non è più al centro della scena. Dov’era, certa gente, un anno fa mentre il presidente della Samb e il sindaco di San Benedetto insieme a pochi altri mettevano insieme quel puzzle di situazioni che ha consentito di salvare capra e cavoli?
E proprio da quel momento bisognerebbe ripartire oggi. Bisognerebbe risalire tutti su quella barca. La società, il comune, e anche lo sponsor principale di questa Samb che è ormai diventato un personaggio pubblico in questo territorio e che potrebbe rappresentare una risorsa preziosa nel contesto organizzativo di una società che deve ancora crescere molto ma che ha tutte le carte in regola per farlo. Se si ragiona a compartimenti stagni si rischia di ritrovarsi per l’ennesima volta con il cerino in mano. Bisogna essere pronti a fare un passo indietro da singolo per farne due in avanti come gruppo.
Nessuno, in questi mesi, ha remato contro, sia chiaro. E’ solo che a un certo punto si è smesso di remare tutti nella stessa direzione. E’ questo che manca. L’unione di intenti tra Samb, Comune, Economia. Che poi è la ricetta di tutte le città dove una società calcistica, in un modo o nell’altro, riesce a durare più a lungo che in altri posti.
Massi, Spazzafumo, Rapullino. Tutti insieme verso lo stesso obiettivo. Che non è solo la serie C. Quella (si spera) arriverà. E’ soprattutto la credibilità che mancava da più di trent’anni. E quella non si compra con le caciotte. A San Benedetto lo sappiamo molto bene.