di Massimo Falcioni
SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Una mozione discussa tra numerosi banchi vuoti. “È successo quello che mi aspettavo, la destra non ha avuto nemmeno la forza di restare ed esprimere un’opinione, anche diversa, sul tema del riarmo europeo”, accusa Paolo Canducci, che sabato ha illustrato il documento promosso assieme ad Aurora Bottiglieri in chiusura di consiglio comunale.
“Forse non volevano evidenziare la spaccatura che hanno sull’argomento – prosegue il capogruppo dei Verdi – si è bravi a dire quello che si deve fare quando non si governa. È automatico”.
In assise Canducci ha chiesto un impegno al sindaco: “Si deroga al patto di stabilità solo per le spese militari, mentre ci è stato proibito per ogni altra spesa, come per la sanità o per la scuola. Il Governo con l’ultima manovra ha imposto sacrifici enormi ai comuni. I cittadini si vedono tagliare i servizi e poi leggono che invece per le armi si può fare debito e sforare i parametri del patto di stabilità”.
Il punto è passato con 8 voti favorevoli (tra cui quelli del sindaco e dei neo-iscritti ad Azione Pasquali e De Renzis), 4 contrari (Mancaniello, Laghi, Merli e De Ascaniis) e 3 astenuti (Gaetani, Micozzi ed Elena Piunti). Tra gli assenti, come detto, il centrodestra e gli esponenti del gruppo misto Simone De Vecchis, Annalisa Marchegiani e Luciana Barlocci.
“Sono mozioni politiche nazionali che lasciano libertà di voto a tutti, è importante però discutere di questi temi anche in consiglio comunale perché sono temi che coinvolgono tutti i cittadini”, insiste Canducci.
Tornando alla mozione, questa chiede al primo cittadino di rappresentare presso il Governo italiano, il Parlamento nelle persone dei Presidenti, la presidenza dell’Anci e il Presidente della Regione una posizione netta su precisi principi: “L’Italia – nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione – e l’Unione Europea devono farsi promotrici di soluzioni diplomatiche per favorire il processo di pace in Ucraina e la riduzione delle spese militari globali; i parlamentari italiani respingano ogni ulteriore aumento del budget della difesa; le risorse previste per l’aumento delle spese militari vengano riorientate verso il lavoro, l’ambiente, la sanità, la scuola, trasporto pubblico, dissesto idrogeologico e il welfare, pilastri della sicurezza sociale, con una gestione condivisa europea; si promuovano iniziative di disarmo; si ripristini il trattato di messa al bando degli euromissili”.