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Intervento su un raro caso di doppia neoplasia al Madonna del Soccorso. Il professor Di Saverio trova il secondo tumore che nessuno aveva visto

La paziente è una donna di 79 anni della zona. Le era stato suggerito di rivolgersi ad una struttura del Nord Italia dove però non si erano accorti di quello che effettivamente aveva
Pubblicato il 15 Luglio 2024

di Emidio Lattanzi

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Un caso estremamente raro, tecnicamente difficile e particolarmente complicato per la contemporaneità di due patologie tumorali è stato trattato nelle scorse settimane all’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto. Il professor Salomone Di Saverio, primario del reparto di chirurgia, ha coordinato e portato a termine l’intervento su una paziente di 79 anni affetta da adenocarcinoma dell’esofago distale e adenocarcinoma del pancreas. Questa combinazione di patologie è estremamente rara e difficile da affrontare sia chirurgicamente che clinicamente.

I familiari della paziente avevano inizialmente seguito alcuni consigli e cercato aiuto in un ospedale del nord Italia, senza però trovare una soluzione soddisfacente. La figlia della paziente ha raccontato: “Lassù le hanno fatto un’ispezione laparoscopica. Le hanno prescritto un ciclo di chemioterapia ed è finito lì. Ci siamo trovati senza punti di riferimento. Il giorno prima parlavo con un medico, il giorno dopo parlavo con un altro. Chi ha trattato il caso di mia madre non è stato il primario, come invece è avvenuto a San Benedetto”.

La donna è tornata a San Benedetto con la consapevolezza di avere un adenocarcinoma dell’esofago distale. Al Madonna del Soccorso il professor Di Saverio si è reso conto che la paziente aveva un concomitante carcinoma del pancreas che non era stato visto nel centro del Nord Italia dove la donna si era inizialmente rivolta. Questa ulteriore patologia diagnosticata da Di Saverio era stata misconosciuta ma era già presente al momento dell’intervento eseguito nel centro del Nord Italia.. Il primario ha così affrontato un intervento estremamente complesso dal punto di vista tecnico data l’età avanzata della paziente e la gravità delle patologie. La figlia della donna ha dichiarato: “Io credo che il professore abbia accettato di eseguire un’operazione che forse non avrebbe fatto nessun altro. Si trattava di un intervento tecnicamente molto difficile. Mia madre ha un’età abbastanza avanzata, era determinata a farsi operare. Il professore è stato grandioso”.

L’intervento, chirurgicamente parlando, è riuscito. E’ stato eseguito il 15 maggio e la paziente è stata dimessa il 5 giugno successivo. Sebbene la situazione clinica della donna resti molto grave, la famiglia è consapevole di aver ricevuto un grande dono dal professor Di Saverio, che ha donato ai familiari della settantanovenne un altro periodo di tempo da poter trascorrere insieme.

Questo caso mette in luce l’importanza della competenza e della determinazione dei medici nel trattare situazioni cliniche complesse. Anche se, e questo caso particolare ne è un esempio, molto spesso sarebbe utile che le situazioni cliniche complesse venissero prese in mano e gestite in maniera scrupolosa fin dall’inizio come conferma lo stesso professor Di Saverio che si è trovato di fronte ad una ulteriore neoplasia della quale nessuno, in un centro apparentemente “quotato”, si era accorto.

La figlia della paziente ha anche sottolineato la differenza fondamentale nel supporto ricevuto all’ospedale locale rispetto all’esperienza altrove: “Qui a San Benedetto io vedo il professore visitare più volte al giorno i pazienti ricoverati anche di sabato o di domenica. E inoltre mi sono sentita seguita in maniera completa da tutto il suo Team Chirurgico ed Assistenziale e dalla Nurse Navigator che non ci ha mai abbandonato dall’inizio alla fine del percorso, neanche dopo la dimissione”.

Nonostante ci siano spazi per miglioramenti nel sistema sanitario locale, la testimonianza evidenzia l’importanza di un approccio umano e attento alla cura del paziente, soprattutto in contesti complessi come le patologie oncologiche. La storia della paziente 79enne è un esempio tangibile di come la professionalità e la disponibilità dei medici possano fare la differenza nella vita dei pazienti e delle loro famiglie.

“La sanità locale può e deve certamente migliorare – spiega la donna – soprattutto nella fase dell’approccio iniziale tra paziente e struttura. Ma non sono d’accordo quando sento dire che qui non funziona niente. Non è vero. Ci siamo sentite assistite e protette e anche ora che mia madre è tornata a casa continua ad essere seguita. Ci sono aspetti che possono essere certamente migliorati nel sistema sanitario. Ad esempio i medici di base dovrebbero essere maggiormente consapevoli del proprio ruolo soprattutto quando si trovano di fronte pazienti con problemi di tipo oncologico”.