Due ucraine, una madre e una figlia, ospitate per un mese in casa propria. E’ la storia di Otello Chiodi Vallorani, che aveva a disposizione una stanza nella propria abitazione e l’ha aperta a due cittadine in fuga dalla guerra.
“Tutto è nato tramite mio fratello che è entrato in contatto con due persone che scappavano da Odessa – racconta Vallorani – sono arrivate prima a Roma, poi in treno sono scese ad Ancona e da Ancona sono arrivate a San Benedetto. Avevo una camera libera e mi sono subito mosso per accoglierle”.
Otello si è mosso in maniera autonoma: “Invito le persone a farlo, se possono. Madre e figlia sono arrivate che erano molto scosse, avevano pochissimo con loro. È stata tosta, non erano vaccinate come la maggior parte degli ucraini. Tramite l’aiuto della Caritas sono state accompagnate a fare sia le pratiche per la registrazione che per la prima dose di vaccinazione”.
Dopo i trenta giorni in riviera, le due donne si sono spostate in Sicilia: “Sono state con noi fino a dieci giorni fa, a spese nostre. Non abbiamo chiesto nulla. Adesso hanno trovato posto in un centro di accoglienza. Le abbiamo aiutato fino a quando loro, che si sono subito attivate, non hanno trovato un’alternativa. Non se ne sono approfittate, in Sicilia credo che ora lavorino”.
Vallorani è soddisfatto e orgoglioso dell’esperienza: “E’ stato difficile solo a livello burocratico. Il rapporto invece è stato ottimo. Loro sapevano solo l’ucraino e l’inglese, però sono state discrete. Cercavano di dare una mano il più possibile. Si sentivano a disagio anche se continuavamo a tranquillizzarle. Abbiamo incontrato persone davvero di cuore”.
