SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La sveglia quotidiana a Pescara alle 3.30 del mattino, l’arrivo in treno a San Benedetto e la prima lezione di tennis alle 7 al centro sportivo del dopolavoro ferroviario.
La nuova vita di Roberto Palpacelli è stata raccontata al Tg2-Storie (QUI il video), tra occasioni sprecate, viaggi all’inferno e inaspettate rinascite.
L’alcol, l’eroina, i ventiquattro caffè al giorno, persino un tso in ospedale, fino alla resurrezione e alla nuova vita, condita dall’affetto degli amici e dalle lezioni di tennis a pensionati e bambini.
“A detta di tutti potevo scalare le classifiche mondiali”, ha raccontato Palpacelli, mai sceso in campo al Foro Italico e con un solo punto Atp all’attivo in carriera.
Il suo talento cristallino folgorò Paolo Bertolucci e Adriano Panatta, che lo invitarono a far parte della squadra nazionale under 16. “Mi dissero: gioca bene ma è un soggetto strano – ha svelato Bertolucci – rimasi colpito da quel mancino con quel movimento fluido e da quel tennis naturale”.
L’incontro con la droga lo portò dritto in comunità. Qui vi rimase per tre anni. “All’inizio cominciai per gioco, poi la cosa mi piacque e mi spinsi sempre oltre. Sono cresciuto un po’ troppo presto, ho fatto esperienze negative di cui non mi pento perché mi hanno fatto crescere. Molti amici che avevo qui a San Benedetto non ci sono più, se oggi vedo un ragazzo giovane con la birra in mano mi dà fastidio”.
Un fenomeno con la racchetta, che non ha saputo gestire la sua carriera perdendosi in una vita spericolata. “Dai momenti bui mi sono sempre rialzato grazie al tennis, è stata la mia unica àncora di salvezza”.