Raccontare Roberto Peci a teatro. Lo farà il sambenedettese Edoardo Ripani, autore di “Fratelli, qual doglia incombe sulla mia città?”, lavoro dedicato alla vita della vittima delle Brigate Rosse, che lo rapirono e uccisero dopo cinquantaquattro giorni di prigionia.
Ripani, classe 1982, vive in Belgio da otto anni e proprio lì realizzò nel 2016 una prima versione del progetto, successivamente modificato e ampliato. Si è passati quindi da un semplice monologo ad uno spettacolo più ricco, che gode pure della presenza di un coro tutto al femminile proveniente da San Benedetto e zone limitrofe.
“Fratelli” andrà in scena il 7 agosto a Porto San Giorgio presso la Rocca Tiempolo. A ottobre, invece sbarcherà a Grottammare nell’ambito degli appuntamenti di “Teatri Invisibili”. Lo spettacolo, poi, verrà proposto a Bruxelles. “Una tappa a San Benedetto? Per ora non se ne è parlato – spiega Ripani – la vicenda Peci è una ferita ancora aperta in città, è un tabù e credo che i tabù vadano affrontati. Io sono cresciuto con i racconti dei miei genitori. Quando cominciai a lavorarci ero a Bruxelles e ci furono gli attentati al Bataclan di Parigi. Fui colpito dal fatto che per i media il terrorismo islamico venisse visto come qualcosa di sconosciuto e nuovo, quando al contrario la violenza per motivi politici è nella memoria della storia dell’Europa”.

Ripani spiega infine il perché di un lavoro su Peci: “Vuole essere un omaggio ad una vittima totalmente innocente. Ho ovviamente informato la famiglia del mio progetto. Li ho invitati a partecipare, ma da parte loro non c’è la voglia di tornare sulla vicenda. Capisco e rispetto, è un argomento troppo doloroso.”