Pubblichiamo volentieri una lettera – ricordo del giornalista e scrittore Matteo De Musso sulla figura dell’amico Mario Lupo. De Musso, pugliese di Trinitapoli ma con suggestivi ricordi della nostra terra, ha ricevuto dall’artista sambenedettese alcuni bozzetti. Sono commoventi e cariche di poesia le parole contenute nella lettera che ci è stata recapitata.
Passano gli anni, ma il tempo non cancella la memoria. E si fa corale… sia il pensiero che l’attesa di un nuovo incontro, corale ed onnipresente. Quello finale? Forse… Eppure ripenso: era ieri o ieri l’altro, quando passavo un po’ del mio tempo in quel di Grottammare alta. Piazza Peretti, Teatro dell’Arancio, era il luogo fissato per l’incontro; lì dov’era spazio per gli occhi, che si posavano estasiati sul piano, ove natura e mare in lontananza facevano la pariglia con quegli “spicchi” d’arte che Mario Lupo creava per far sazi gli spettatori di tanta grazia.
Erano bozzetti o mastodontiche tele, tutte le sue opere invitavano comunque a compiere viaggi verso destinazioni ignote: compagni di viaggio l’artista e l’ignoto ammiratore, ed io più d’una volta fui tra questi ultimi… Lo fui, ad esempio, allorché mi recai per ritirare un gruppo di bozzetti. Li avevo richiesti a Mario per accontentare amici che me ne avevano avanzato richiesta. Non uno, ma diecine di pezzi, diversi tra loro, era prammatica.
Primeggiavano su tutti il mare ed i gabbiani, che tanto facevano presa sul pubblico degli appassionati! E Mario, con infinita pazienza mi era venuto dietro. Poi venne una mia richiesta personale. Una delle sue “donne” con il viso aperto, che stringeva al petto un serto di fiori. Ne avevo viste tante di quelle donne in attesa, con il capo reclino, starsene lì; io invece ne desideravo una che mi guardasse in viso. E venne la mia, con un serto di mimose.
La ritirai a casa sua a S. Benedetto del T., ospite atteso ed onorato. Rincasavo a sera, ed il viaggio in treno passò d’un balzo, pregustando il sito ove avrei sistemato la tela, già bell’e incorniciata. A Grottammare, invece, ritirai il gabbiano Jonathan, lo ricordo…
Era d’estate e la chiamata di Mario mi era giunta inattesa: ” Vieni qualcosa ti attende’! Non avevo inteso il senso delle sue parole; lasciai la famiglia giù a S. Benedetto e salii con l’auto a Grottammare, e li la sorpresa: potei infatti scegliere uno tra tre bozzetti in bronzo del mitico gabbiano, al quale lui aveva dedicato un monumento e recai via con me un esemplare di formato medio, né gigantesco né piccino.
Una misura giusta per potermelo guardare in casa infinite volte, e con esso “volare” ogni qualvolta che lo avessi desiderato. Proprio come ora, mentre torno indietro e rimpiango l’amico Mario, da anni scomparso.
Matteo de Musso