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Il mistero del naufragio del motopeschereccio Pinguino: 59 anni fa la tragedia al largo della Mauritania

La sciagura avvenne nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 1966. Il comandante Alberto Palestini tra le vittime recuperate. Rimangono ancora dubbi sulle cause dell'affondamento
Pubblicato il 19 Febbraio 2025

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Sono trascorsi 59 anni dal naufragio del motopeschereccio “Pinguino”, un evento che ha segnato profondamente la comunità di San Benedetto del Tronto. L’imbarcazione, lunga 40 metri e dal peso di 160 tonnellate, era comandata da Alberto Palestini e partì dal porto di Formia il 19 gennaio 1966 per una campagna di pesca nelle acque della Mauritania.


Il drammatico affondamento avvenne nella notte tra il 19 e il 20 febbraio, quando il “Pinguino” colò a picco nelle secche di Capo Bianco, a circa sei miglia dalla costa mauritana. L’ultimo contatto radio risale alle 22:00 del 19 febbraio, quando il comandante Palestini si mise in comunicazione con il comandante dell’“Erminio Borio”, Filippo Palestini. Il primo allarme fu lanciato alle 5:30 del mattino successivo, quando l’equipaggio di un traghetto locale avvistò la prua del motopeschereccio emergere dalle acque.

Le condizioni meteorologiche proibitive ostacolarono i soccorsi, permettendo il recupero di soli quattro corpi: quelli di Tommaso Bruni, Vittorio Scartozzi, Alberto Palestini e di un altro uomo non identificato. In totale, 14 membri dell’equipaggio persero la vita nel naufragio.

Le cause dell’incidente restano avvolte nel mistero. Inizialmente si pensò a un’esplosione a bordo, ma successivamente prese piede l’ipotesi di una collisione con un peschereccio giapponese, lo “Shikamaro”, che presentava danni sulla fiancata anteriore. Tuttavia, secondo qualcuno per evitare tensioni diplomatiche, la verità non fu mai accertata ufficialmente.

(nella foto il frame che documenta la prua del Pinguino inabissarsi a Capo Blanco. Ad effettuare la ripresa fu Giuseppe Croci, conosciuto come Bamonti, zio del giornalista Remo Croci. “Bamonti” era il nostromo a bordo del motopeschereccio Kodiak e fece le riprese con una cinepresa 8 mm)