Nel giorno dell’addio a Rino Tommasi pubblichiamo integralmente la sua prefazione al libro di Remo Croci “Samb che Passione”. In questo meraviglioso scritto il giornalista racconta il suo profondo legame con la città di San Benedetto. (Nella foto Tommasi è a una festa alla Palazzina Azzurra)
“Sono arrivato a San Benedetto del Tronto il 13 ottobre 1946.
Era una domenica sera e la prima cosa che ho voluto fare, il giorno dopo, è stata quella di andare a vedere il mare. Acquistai una copia del Corriere dello Sport (costava 7 lire) perché la Gazzetta arrivava tardi, percorsi la via principale, superai quella recinzione di colonnine bianche che oggi divide il viale del Circolo del Tennis, ed arrivai sulla sabbia all’interno del porto.
Ricordo che c’erano dei ragazzini che giocavano a pallone e ricordo anche che quella sera dissi a mio padre: “ho visto un fenomeno.” Era Renato Olivieri (io l’ho sempre chiamato Renato anche se negli annuari risulta come Rinaldo) che qualche anno dopo era in serie A, prima con la Spal, poi con la Triestina, quindi con la Lazio.
Quel 13 ottobre era anche la prima giornata del campionato di serie C.
La Sambenedettese (girone F, Lega Centro) aveva perso a Chieti per 2 a 0, la domenica successiva venne a San Benedetto la Maceratese, la grande rivale di quel periodo. La Samb vinse per 4 a 2 con tre gol di Luigi Traini. Fu anche l’unica sconfitta subita dalla Maceratese che concluse il girone con un punto di vantaggio sulla Samb, che in casa era un’autentica macchina da gol ma fuori stentava un po’.
Ricordo un 7 a 0 alla Fermana su un campo coperto di neve e con le righe segnate con il carboncino nero. 7 a 0 anche al Tolentino (dove giocava Lucentini, che poi finì alla Sampdoria), 7 a 1 alla Sangiorgese, 6 a 0 al Fabriano, 6 a 2 al Chieti, 5 a 1 al Porto Civitanova, 3 a 0 all’Ascoli, che in quel girone si classificò al penultimo posto.
Quel campionato fu compromesso da una sconfitta subita a Porto San Giorgio. La Samb perse 2 a 0 quando alcuni suoi sostenitori invasero il campo. Non è mai stato un pubblico tranquillo, quello di San Benedetto.
Ho vissuto a San Benedetto per cinque anni, dal 1946 al 1951 ed ho visto tutte le partite. La Samb ne ha perse due, una – se non ricordo male – con la Carrarese ed entrambe terminarono con incidenti.
C’era uno spettatore che seguiva la partita in piedi, davanti alla tribuna centrale ed aveva una sola occupazione, quella di insultare dal primo all’ultimo minuto l’allenatore della squadra avversaria, l’arbitro e chiunque gli capitasse a tiro.
A San Benedetto – era una domenica di Pasqua – ho visto anche una partita di serie B, Anconitana-Arsenal Taranto. Non erano molto tranquilli anche ad Ancona perché dopo una partita con il Pisa persa per 2 a 1 ad Ancona aggredirono l’arbitro Vannini. Si salvò perché lo ritennero morto ma il campo fu squalificato per due anni (poi ridotti ad uno).
Anche l’anno dopo la Samb arrivò seconda, sempre ad un punto dalla Maceratese. Nella prima di campionato i rossoblù avevano perso all’Aquila e si erano lamentati per il comportamento del pubblico. Nella partita di ritorno la Samb vinceva per 1 a 0 quando, allo scadere del primo tempo, l’Aquila commise l’errore di pareggiare. Fatto sta che al ritorno in campo l’Aquila si presentò con nove giocatori e perse per 5 a 1.
La Samb del 46-47 la ricordo benissimo:
Capralini; Anatò, Patrizi; Paci, Palestini IV, Assenti; Cammoranesi, Piccinini, Traini, Flamini, Ferrari. Poi arrivarono Notti, come allenatore-giocatore, il portiere Poliandri ed il terzino Taffoni dal Giulianova, ed Ottino, un’ala sinistra che aveva giocato in serie A.
C’era un’altra squadra, a San Benedetto, la Vela che giocava un campionato minore nel quale c’erano anche la seconda squadra della Samb e la Robur di Grottammare. Nella Vela sono cresciuti giocatori come Sansolini, un’ala destra che poi giocò nella Juventus, e Palestini V, che arrivò alla Lazio.
Quando sono arrivato a San Benedetto frequentavo la terza media e vi sono rimasto fino alla quarta del liceo scientifico.
Sono stati anni importanti e indimenticabili. Il 14 luglio 1948, una data importante perché ci furono l’attentato a Togliatti ed una storica vittoria di Bartali al Tour de France (io tifavo Coppi), è stato anche il primo giorno in cui ho giocato a tennis.
Tre ragazzi in gamba, Peppino Mazzocchi, Renato Cinciripini e Marcello Camiscioni, avevano ripristinato il campo della Palazzina Azzurra e per la promozione mia madre mi regalò l’abbonamento al tennis (mille lire!)
Tra i miei amici più cari a San Benedetto ho avuto Peppino Mazzocchi, con il quale sono sempre rimasto in contatto, ed Annio Giostra, che era anche il mio professore di filosofia al liceo.
Un altro carissimo amico è stato Gioacchino Bollettini, mio compagno di classe al liceo, poi diventato neurologo. Non lo vedevo da tempo quando nel 1985 venni a San Benedetto per assistere all’inaugurazione del nuovo stadio contro il Milan. Incontro Gioacchino e nacque subito l’idea: “perché non organizziamo una cena con i vecchi compagni di scuola?”
Mancavano tre giorni alla partita con il Milan per la quale sarei tornato a San Benedetto e poi c’era un problema di orario perché la partita sarebbe stata in notturna. Ostacoli superati perché ci siamo ritrovati in 14, alle undici di sera per la prima di una serie di cene che sono diventate una bella tradizione.
C’erano Giovanna Vespasiani, Giovanna Lanciotti, Angela Ancellotti, Vincenzo Spina, Tonino Lagalla, Arnaldo Marinnangeli, Franco Leoni, tutti felici di ritrovarsi, dopo tanti anni.
C’erano anche il prof. Degano, l’ex preside del liceo, Don Benedetto Loggi, il prof. Diletti e naturalmente Annio Giostra. Purtroppo la tradizione si è spezzata quando nel 1994 Gioacchino ci ha lasciati, seguito qualche tempo dopo da Arnaldo.
Gioacchino prima ed Arnaldo dopo erano i miei referenti sulle sorti della Sambenedettese. Gioacchino mi telefonava ogni domenica sera per dirmi il risultato, non facile da rintracciare quando la Samb, dopo il fallimento, ha dovuto ricominciare da categorie inferiori.
Sull’inaugurazione del nuovo stadio ricordo che mi fu chiesto un commento. Dissi semplicemente: “vi costerà cinque punte a campionato!” Al vecchio Ballarin era difficile che la Samb perdesse, invece con il nuovo stadio dalla serie B (ultimo campionato 1988-89) sono arrivate due retrocessioni consecutive, poi il fallimento ed il baratro dell’Interregionale. Ora “siamo” tornati in C2.
In qualsiasi parte del mondo io mi trovi, la domenica pomeriggio voglio sapere appena possibile due risultati. Quelli del Verona (il mio primo amore calcistico) e della Sambenedettese. Ho accettato volentieri l’invito dell’amico Remo perché quelli vissuti a San Benedetto sono stati anni importanti per la mia formazione.”