di Massimo Falcioni
ASCOLI PICENO. La crisi idrica sta mettendo a dura prova il territorio. Le chiusure notturne che stanno interessando le due province di Ascoli e Fermo quest’estate hanno toccato il loro punto più elevato con la sospensione dell’erogazione nelle zone costiere. Una cosa mai vista in precedenza.
La scarsità di risorse, aggravata dagli eventi sismici e dalla siccità, ha portato l’azienda a intensificare gli sforzi per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile ai cittadini, attraverso interventi mirati e l’utilizzo dei fondi del PNRR.
La situazione, già complessa da prima della pandemia, ha visto un peggioramento significativo negli ultimi anni. «Ci siamo attivati già da prima del covid con una progettazione che studiasse il sud delle Marche, con un’estensione anche al Maceratese», spiega Carlo Ianni, vicedirettore della Ciip. «Abbiamo un deficit del 50% rispetto al periodo pre-sisma, con un aggravamento causato dalla siccità di quest’estate».
Questo grave squilibrio idrico, dovuto in gran parte alla perdita di risorse nelle sorgenti dei Monti Sibillini, ha portato la Ciip a dover agire con urgenza. Uno degli interventi più significativi è la costruzione di un grosso impianto di potabilizzazione a valle del lago di Gerosa, pensato per derivare fino a 200 litri d’acqua al secondo. Questo impianto è destinato a compensare il deficit creatosi alla sorgente di Foce di Montemonaco dopo il terremoto del 2016. «Abbiamo necessità di acqua e questi litri per noi sono vitali», sottolinea Ianni, facendo eco alla preoccupazione generale per il futuro idrico della zona.
Il piano di emergenza non si ferma qui. La Ciip ha previsto anche un’altra derivazione di acque superficiali dal fiume Tenna, per un utilizzo in situazioni di crisi, che permetterà l’approvvigionamento di altri 200 litri/secondo da destinare al nuovo impianto di Montefortino. Anche questo impianto entrerà in funzione nei prossimi anni, garantendo una maggiore sicurezza idrica al sistema.
Tuttavia, uno degli ostacoli più significativi per la Ciip è la gestione delle perdite d’acqua. Le condotte idriche del territorio, molte delle quali risalenti a decenni fa, spesso non sono mappate e richiedono un monitoraggio costante. La soluzione proposta dall’azienda è la digitalizzazione degli impianti, un intervento che permetterà di individuare perdite e malfunzionamenti tramite l’uso di satelliti e strumenti avanzati. «Individueremo tutte le condotte per capire cosa accade in tutti i sottosuoli urbani», continua Ianni, precisando che i costi per la sostituzione totale delle tubature sarebbero insostenibili, intorno ai 6 miliardi di euro.
Attualmente, le perdite d’acqua effettive ammontano al 20-25%, un dato che, pur essendo migliorato rispetto al passato, rimane comunque una sfida costante. «Siamo sempre stati virtuosi», conclude Ianni, ma la pressione per migliorare ulteriormente resta alta.
La Ciip, dunque, si trova ad affrontare una battaglia su più fronti: da un lato la necessità di garantire nuove fonti d’acqua, dall’altro la gestione di un sistema di distribuzione sempre più fragile. I tempi per la realizzazione degli interventi più critici sono stretti: entro la fine del 2025, o al più tardi all’inizio del 2026, gli impianti dovranno essere operativi. Ma la domanda resta: saranno sufficienti a risolvere la crisi idrica che incombe sulla regione?