SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “La chiusura notturna dell’acqua è un provvedimento che infastidisce anche noi, non solo ai cittadini”. Lo dice la Ciip a proposito della crisi idrica che sta colpendo territorio provinciale.
“Speriamo che in questo modo si ricarichi il sistema dei serbatoi”, dice il direttore Cesare Orsini. “La situazione comporta 100 mila euro di spese aggiuntive per il personale. Squadre di operai nella notte vanno a fare le regolazioni, senza dimenticare che si tratta di manovre traumatiche che possono generare traumi”.
L’emergenza è in parte connessa al dramma del terremoto del 2016. Allo stato attuale le capacità idriche degli acquiferi sono ridotte per l’effetto combinato della ridotta ricarica, dovuta alle minori precipitazioni e all’innalzamento delle temperature, e dei maggiori consumi. Si è quindi generata la contrazione della risorsa disponibile e lo stato di crisi.
Nell’ambito provinciale questo ha provocato la scomparsa di tre sorgenti minori in quota (Forca Canapine, Fosso Rio di Capodacqua e Sasso Spaccato di Montegallo) e la drastica riduzione di portata nella sorgente di Foce di Montemonaco e di Pescara del Tronto.
La situazione critica dovrebbe cessare dopo il mese di febbraio.