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C’è un altro nautofono a San Benedetto. Era arrivato anni fa ma è rimasto inutilizzato nel faro principale. Quello vecchio andrà al Museo del Mare

Se ne sta occupando Rolando Rosetti per conto del sindaco. "Occorre capire come muoversi perché quei dispositivi sono stati dismessi e funzionano grazie ai privati"
Pubblicato il 22 Febbraio 2023

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. C’è un altro nautofono a San Benedetto. Ordinato anni fa e mai entrato in funzione, si trova in rimessa all’interno del faro principale. Arrivò in Riviera prima che la Marifari di Venezia decidesse per la non riattivazione della sirena antinebbia. Poi, dopo quella decisione, non è più stato utilizzato ed ora, a quanto si apprende, non potrebbe comunque sostituire quello attualmente presente, e non funzionante, nel palo che l’Autorità Portuale di Sistema ha ordinato di abbattere a causa dell’usuro che lo ha reso pericolante. Intanto il Comune si sta muovendo per cercare di mettere ordine, in qualche modo, alla situazione di caos e a tutte le polemiche emerse dopo la notizia dell’abbattimento. Se ne sta occupando, su incarico del sindaco Antonio Spazzafumo, Rolando Rosetti che annuncia come il dispositivo attualmente presente nel palo sarà comunque salvato.

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«Lo metteremo nell’area del mercato ittico – afferma – probabilmente all’esterno ma nei prossimi giorni definiremo tutti i dettagli. Faremo aggiustare la sirena e la utilizzeremo anche a scopo didattico, ad esempio per le scolaresche ale quali poter fare ascoltare come si navigava ai tempi in cui non esistevano i gps». Per quanto riguarda il nautofono del molo Sud occorre ora capire come muoversi perché il dispositivo che suona quando cala la nebbia è stato dismesso ufficialmente in tutta Italia e laddove è ancora funzionante lo è grazie all’intervento dei privati. Il caso più eclatante è quello di Rimini dove sono stati gli operatori del porto a “donarlo” alla città consentendo così di farlo tornare a funzionare dopo una lunga battaglia burocratica che ricalca un po’ quella vissuta in Riviera in questi ultimi anni.

Anche se a San Benedetto l’epilogo è stato diverso. Un gruppo di persone, con a capo l’imprenditore Roberto Capocasa, il giornalista Remo Croci e il marittimo Pietro Ricci, hanno infatti dato vita ad una raccolta fondi (alla quale hanno contribuito prevalentemente Capocasa e Croci) per la riattivazione del dispositivo. I soldi raccolti sono ancora fermi su un contocorrente perché malgrado gli sforzi la situazione non si è mai sbloccata. Capocasa fa sapere che «chiunque abbia donato e volesse indietro i soldi può benissimo richiederlo con le ricevute». In caso contrario quei fondi saranno utilizzati per iniziative di beneficenza.