di Massimo Falcioni
SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Una mozione da far approvare dall’intero consiglio comunale per impegnare l’amministrazione Spazzafumo a rappresentare presso le istituzioni nazionali la volontà cittadina di far sì che l’Italia sia promotrice di soluzioni diplomatiche per la guerra in Ucraina, di riduzione delle spese militari e di rifiuto di ogni ulteriore aumento del budget della difesa. A promuovere il documento sono Paolo Canducci ed Aurora Bottiglieri, che lo presenteranno in occasione dell’assise in programma sabato 29 marzo.
“Il 6 marzo, il Consiglio europeo dei capi di stato e di governo ha approvato ufficialmente il ReArm Europe – osservano gli esponenti di Verdi e Pd, Articolo Uno e Nos – un piano per il riarmo europeo da 800 miliardi di euro volto al potenziamento della difesa comune europea, così come annunciato il 4 marzo dalla Presidente della Commissione Ursula von der Layen”.
Pertanto, Canducci e Bottiglieri chiedono al sindaco di rappresentare presso il Governo italiano, il Parlamento nelle persone dei Presidenti, la presidenza dell’Anci e il Presidente della Regione una posizione netta su precisi principi: “L’Italia – nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione – e l’Unione Europea devono farsi promotrici di soluzioni diplomatiche per favorire il processo di pace in Ucraina e la riduzione delle spese militari globali; i parlamentari italiani respingano ogni ulteriore aumento del budget della difesa; le risorse previste per l’aumento delle spese militari vengano riorientate verso il lavoro, l’ambiente, la sanità, la scuola, trasporto pubblico, dissesto idrogeologico e il welfare, pilastri della sicurezza sociale, con una gestione condivisa europea; si promuovano iniziative di disarmo; si ripristini il trattato di messa al bando degli euromissili”.
Si ricorda inoltre che “altro denaro al ReArm Europe arriverà dalla sottrazione di ingenti risorse dai Fondi di Coesione Europei, risorse che storicamente vengono indirizzate per sostenere le aree economicamente e socialmente più arretrare nei Paesi membri, compresa l’Italia”.
Per i due esponenti di minoranza la strada da percorrere deve essere necessariamente un’altra: “E’ fondamentale che l’Europa svolga una funzione positiva nel promuovere la pace e nel porsi come soggetto di mediazione per la soluzione dei conflitti in corso, sia che essi si collochino ai confini dell’Unione sia che si collochino in aree più distanti. Occorre procedere, senza indugio e prioritariamente, ad una maggiore integrazione europea, statuendo – anche con modifiche ai trattati europei – una politica europea comune nei settori strategici della politica estera, della sicurezza attraverso un sistema fiscale, economico e di welfare unitario che risponda direttamente al Parlamento Europeo, unico luogo democratico delle istituzioni comunitarie. Non servono più armi ma un sistema di difesa comune europea che porti risparmi economici agli stati e un più efficace coordinamento”. E ribadiscono: “Il riarmo aumenta i rischi di guerre ed impoverisce lo stato sociale, aggiunge nuovo debito pubblico sulle spalle delle future generazioni e sottrae risorse essenziali a settori chiave come la sanità, l’istruzione, l’ambiente, la ricerca e il welfare, settori già vittime di tagli pesanti anziché di investimenti verso il benessere collettivo. Più armi significa più guerra, non più sicurezza. La storia insegna che l’accumulo di armamenti non porta alla pace ma alla prosecuzione dei conflitti e all’escalation delle tensioni internazionali”.