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Acque reflue per la crescita delle alghe: Università e Promarche in campo con un progetto per la sostenibilità agroalimentare

Utilizzare i residui delle aziende agroalimentari per coltivare alghe e trasformarle in fertilizzanti o prodotti per la cosmesi. È l’obiettivo di un’iniziativa con respiro internazionale che punta a ridurre sprechi e promuovere una filiera circolare
Pubblicato il 17 Febbraio 2025

SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Le acque reflue e i sottoprodotti dell’industria agroalimentare diventano una risorsa per la coltivazione di alghe. È questo il cuore del progetto sviluppato dall’Università Politecnica delle Marche e dall’Università degli Studi di Macerata, in collaborazione con Promarche, associazione di produttori di San Benedetto del Tronto.



L’iniziativa punta a rendere più sostenibile il settore agrifood, riducendo l’impatto ambientale e valorizzando materiali di scarto.

Per sostenere il progetto è stato avviato un dottorato di ricerca presso l’Università Politecnica delle Marche, il cui obiettivo è studiare la crescita delle alghe e il loro utilizzo commerciale. Il percorso accademico, denominato “Dottorato Innovativo a caratterizzazione industriale”, è seguito dalla docente Alessandra Norici, esperta in biotecnologie algali, e supervisionato dalla docente Pamela Lattanzi, specializzata in diritto agroalimentare.

Le alghe coltivate potrebbero essere utilizzate come fertilizzanti per i terreni o impiegate nel settore cosmetico, contribuendo a una filiera circolare che minimizza sprechi e impatti ambientali. “La biomassa che deriverà da questa operazione sarà ricca di macromolecole tutte da caratterizzare e valutare quale possa essere la migliore utilizzazione di questa micromassa algale” ha spiegato Alessandra Norici, aggiungendo: «Ci auguriamo che possa fungere da biostimolante per l’agricoltura e renderla più resiliente ai cambiamenti climatici». Se i risultati saranno positivi, il progetto potrebbe avere rilevanza internazionale.

L’iniziativa ha ottenuto il sostegno delle istituzioni locali. Domenico Pellei, assessore presente alla presentazione, ha sottolineato l’importanza della ricerca per il territorio: «Dall’amministrazione comunale c’è tutto il supporto e tutto l’incoraggiamento a questa iniziativa. Si tratta di un progetto che unisce sostenibilità ambientale ed economica, permettendo all’azienda di restare competitiva».

All’interno di Promarche, il dottorando selezionato trascorrerà sei mesi tra ricerca bibliografica e campionamenti di acque reflue, con l’obiettivo di ottimizzare i processi e trasformare i residui agroalimentari in risorse utili. Oreste Aquilone, amministratore delegato di Promarche, ha ribadito il valore della collaborazione con il mondo accademico: «Siamo perfettamente consapevoli della validità delle intese con i partner scientifici del territorio per sviluppare sia Promarche sia quella filiera che sta alla base di un ecosistema virtuoso per il distretto agroalimentare del Piceno».

L’uso delle acque reflue nella coltivazione delle alghe potrebbe rappresentare una soluzione innovativa e sostenibile per l’industria agroalimentare, offrendo nuove opportunità economiche e ambientali al settore.