di Davide Balestra
SAN BENEDETTO DEL TRONTO. Si chiama Mundialita Capriotti per la vittoria dell’Italia nell’82. “Mio papà era un supertifoso della Nazionale e decise di chiamarmi Mundialita”. 11 luglio del 1982. Stadio Santiago Bernabéu, Spagna: l’Italia allenata da Enzo Bearzot, dal capitano Dino Zoff e da campioni come Paolo Rossi e Marco Tardelli alza al cielo la sua terza Coppa del Mondo superando sul 3-1 la Germania.
La sua storia

A San Benedetto del Tronto si festeggia, si esulta e si accoglie la piccola Mundialita Capriotti, nata proprio nel giorno della finale che ha visto l’Italia vincere il mondiale 82.. O meglio, Mondialita. Perché all’anagrafe, all’epoca, fu registrata così. E lei stessa lo ha scoperto soltanto in età adulta.
“Poco tempo fa ho ufficializzato il nome che ho sempre pensato di avere. Solo con gli atti del matrimonio ho infatti scoperto che all’anagrafe ero registrata con la lettera O. Piuttosto che con la U”. Nelle scorse ore è stato ufficializzato il cambio di nome.
Un nome insolito, il suo. E non sempre a scuola è stato semplice: “Devo dire la verità. Da piccola non lo capivo nemmeno. Poi crescendo ho trovato qualcuno che ironizzava sul fatto che il mio nome fosse così inusuale. Ma con il tempo – dice Mundialita – Ne andavo sempre più fiera. E’ diventato motivo di vanto, mi piaceva distinguermi dagli altri”. Una bella storia quella di Mundialita Capriotti che il padre chiamò con questo nome per la vittoria dell’Italia nell’82.
Quell’anno gli azzurri scrissero una delle pagine più luminose nella storia del calcio mondiale. La squadra azzurra, guidata dall’indimenticabile CT Enzo Bearzot, ha trionfato nel Campionato del Mondo FIFA, portando gioia e orgoglio a un’intera nazione.
Il cammino dell’Italia nel Mondiale 1982 è iniziato con qualche incertezza, ma la squadra è cresciuta durante la competizione. Dopo un pareggio iniziale contro la Polonia, gli azzurri hanno dimostrato la propria forza vincendo contro l’Argentina e il Brasile nei match successivi. La fase a gironi ha visto l’emergere di talenti come Paolo Rossi, che avrebbe presto lasciato un’impronta indelebile sulla storia del calcio italiano.