di Niccolò Dondoni
Cara Marta, passeggiando in riva al mare, a stretto contatto con la natura, ho iniziato a pensare a questo nuovo racconto. Credo sia un privilegio andare alla ricerca di quel flusso emotivo, indispensabile per ammirare il silenzio che oscilla tra la voce delle onde ed il dolce sussuro della brezza marina. Per iniziare a scrivere ho scelto una canzone di Battiato, in cui poter immaginare le rondini, pronte a sfrecciare in verticale, senza paura di vivere il sentimento dello stare bene insieme. Un parallelo forse, indispensabile per aprire le danze a quel volo dedicato, verso l’universo sensoriale che avete plasmato a vostra immagine e somiglianza, con coraggio: “Nel bel mezzo di quel niente, che basta per rendere onore al significato della vita.”
L’amore è di dopo, è dei figli ed è più grande.
In un paese che sfila all’infinito nell’affanno del ritardo, temendo i possibili scenari di un malinteso, del pregiudizio. Lo stesso in cui si viaggia spediti verso i luoghi comuni, in cui il valore del tempo, in quanto concetto, assume un senso inestimabile.
Privilegiare il significato dell’uomo, nel contatto con la natura, attraverso sensazioni impercettibili a causa della frenesia contemporanea. Vivere l’istante, essere presenti, senza il bisogno di evadere virtualmente.
Credo sia proprio questo il filo in grado di condurre tra le sfumature della nostra esistenza, con l’intento di ricercare la meraviglia. Sorprendersi di ciò che siamo in grado di fare, attraverso percezioni insolite. L’antica arte della memoria ci proietta la pellicola dei nostri ricordi, un cortometraggio in cui ritrovare l’io bambino di cui spesso ci dimentichiamo.
Tornando al senso dei luoghi, a San Savino, è possibile trovare alcuni frammenti del mio cuore, in quanto ricordi indelebili, frutto di innumerevoli istanti difficili da descrivere attraverso le parole, in compagnia di amici leali. Il significato della parola condivisione, di calici umani.
Scrivo nella vita “notturna” e mi sento un privilegiato, nel poter raccontare quel cammino tra i sentieri delle generazioni, legate dalla gioia rivoluzionaria, nel voler lasciare qualcosa di autentico al mondo circostante.
Guido, Diana, Marilena, Marta, Camilla..
Sono onorato di essere entrato nella vostra biblioteca, ricca di energia storica. Rendervi partecipi dell’ultimo incontro è veramente difficile. Una verticale storica condotta magistralmente da Valeria Cesari, in cui ho avuto il piacere di veder riaffiorare vividi ricordi, in un viaggio controcorrente, a partire dalla prima volta in terrazza, vista calanchi, per poi proseguire con una meravigliosa cena a lume di candela nel wine resort, senza dimenticare “Stappa” ed innumerevoli momenti in cui ho vissuto quel contatto sincero, ascoltando il sentimento dell’entroterra. Momenti di rara bellezza, in cui abbandonarsi al flusso delle emozioni, intrinseche delle vicende narrate.
“Il Pecorino, vitigno riscoperto da Guido, chiede tempo, pazienza e tanto coraggio. Non presenta profumi, ma piuttosto intensità, oltre che profondità. Un vero mastino, da rispettare.” Prendersene cura ci permetterà di sorprenderci.
Ricordo l’annata 2009 di Colle Vecchio, condivisa con amici d’infanzia al Giardino Don Diego, uno dei luoghi della Lealtà, che ci tengo a raccontare.
Per non parlare di quel Vigna Messieri 2004 che ho conosciuto a fine febbraio, scandito da alcune parole su cui riflettere, in grado di mettere in luce il potere evocativo di ogni calice:
“Oltre l’etichetta è possibile percepire la responsabilità nel rendere onore ad una storia fatta di generazioni e valori.”
Grazie per aver condiviso tutto questo con me. Mi auguro di custodire questo insieme di attimi e continuare a raccontare il significato del vino, con l’intento di avvicinare il lettore umano alle emozioni che provo nel dedicare un pensiero alla Tenuta Cocci Grifoni, alla continua ricerca di nuovi orizzonti da esplorare.
Niccolò.